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Carissimi amici, ben trovati. Il caso Lambert ha acceso i riflettori su un problema etico che coinvolge migliaia di pazienti solo in Italia. Una legge, approvata il 24 dicembre del 2017, garantisce al paziente il diritto all’abbandono delle terapie, impedendo così qualunque tipo di accanimento terapeutico.

 

Il testamento biologico, o biotestamento, è un documento legale redatto da una persona per specificare in anticipo i trattamenti sanitari da intraprendere nel caso di una propria eventuale impossibilità a comunicare direttamente a causa di malattia o incapacità.

Nella legislazione italiana è chiamato disposizione anticipata di trattamento, la cui sigla è DAT.

La norma si articola in sette punti.

Qual è la posizione della Chiesa Cattolica riguardo al Biotestamento?

Nel messaggio di Papa Francesco al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita in occasione del Meeting Regionale Europeo della “World Medical Association” sulle questioni del “fine-vita”, del 16 e 17 novembre 2017, leggiamo: “Il vostro incontro si concentrerà sulle domande che riguardano la fine della vita terrena. Sono domande che hanno sempre interpellato l’umanità, ma oggi assumono forme nuove per l’evoluzione delle conoscenze e degli strumenti tecnici resi disponibili dall’ingegno umano. La medicina ha infatti sviluppato una sempre maggiore capacità terapeutica, che ha permesso di sconfiggere molte malattie, di migliorare la salute e prolungare il tempo della vita.”

Ed ancora: “Oggi è anche possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare.”

Continua il Papa: “Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona.”

Le mie riflessioni mi hanno portato alla conclusione che se da un lato sono inutili forme di accanimento terapeutico, è necessario, al contempo, che non vengano in alcun modo legittimate o favorite forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico.

L'aspettativa di vita di un malato di SLA si attesta fra i tre e i cinque anni. È un dato statistico su un ampio campione di soggetti, con le eccezioni legate a variabili varie.

Per forma mentis sono abituato ad analizzare dati e grafici, ma la statistica, in questo caso, non mi preoccupa affatto.

La malattia mi aiuta a vivere la vita concentrato sul presente.

Siamo viaggiatori del tempo, non sappiamo quando arriveremo alla méta, la fine della vita.

La mia vita è qui, adesso, fuori da schemi e calcoli, recitando con il salmista: Guardate a Lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti.

Con il cuore puntato sulla bussola orientata a Dio, vivo la mia vita, come ho sempre fatto svegliandomi al mattino, fino a quando arriverà il momento in cui non ci sarà più alcun campo magnetico, lo scenario della vita mi proietterà all'infinito, in Dio.

 

Una nota d'agenzia ANSA, del 11 maggio u.s., riportava la decisione di Vincent Lambert, annunciata dal medico personale, di interrompere le cure che lo tenevano in vita a partire dal 20 maggio prossimo.
Chi è Vincent Lambert?
Lambert, 42 anni, immobilizzato dal 2008 in seguito a un incidente stradale, è in uno “stato vegetativo cronico irreversibile”, secondo i medici. Respira con una macchina, non può esprimersi né muoversi ed è alimentato artificialmente.
Il caso Lambert ha dato origine ad una battaglia legale in Francia, come in Europa.
Il 20 sera, all'ospedale di Reims, sempre in Francia, il 42enne tetraplegico era stato sedato e gli era stata tolta l'idratazione. Nella notte l'alt dei magistrati che hanno accolto il ricorso della famiglia.

I trattamenti per tenere in vita Vincent Lambert sono ripresi.

 

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