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E ci sono poi quelle figure profetiche, per parole e azioni, che proprio in quanto tali sembra che gridino nel deserto dell’indifferenza generale.

Una di queste oggi sembra essere don Luigi Ciotti, Fondatore di Libera, che continua a gridare ai giovani e alle istituzioni che la mafia non è morta ma ha mutato pelle, che la droga continua ad essere un flagello, che l’aids non è stata sconfitta e, soprattutto che la legalità va coniugata con la dignità della persona, con la civiltà per non trasformarsi in uno scudo per l’abuso di potere. 

Don Ciotti a Lecce chiamato dalla forza dell’amore da Francesco Sala, colpito da quella SLA che gli permette di dire attraverso il sintetizzatore vocale: Sono Libero di Amare e animare una Lecce giovanile intorno ad un tema che sembra vecchio e da letteratura come la mafia. L’occasione è stata quella della presentazione del libro del giornalista Gianni Bianco e del magistrato Giuseppe Gatti Alle Mafie diciamo Noi.

Più voci sul palco dell’Università davanti un’affollata platea di studenti attenti per tornare a parlare di una realtà mafiosa che sembra non esistere più. È proprio ai giovani che si è rivolto l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia, invitandoli ad un impegno quotidiano per realizzare i loro sogni con impegno e determinazione. Sogni che, però, non deve portare a chiudere gli occhi di fronte alla mafia e a quei quotidiani atteggiamenti mafiosi che portano a pensare che le mafie non esistano solo perché non ammazzano più con il tritolo o non inondano le strade di sangue. Proprio il procuratore Leonardo Leone De Castris ha invitato ad alzare la guardia contro l’assuefazione al tema mafia perché in un mondo sempre più caratterizzato da una cattiveria e da un livore diffuso si rischia di far passare la criminalità organizzata per una realtà utile e buona solo perché segue un codice para-etico e conviene.

Ma la risposta vera è la Costituzione e lo Stato e - ha concluso - lo Stato siamo Noi!Sulla stessa linea e a giocare con le parole del titolo del libro è stato proprio don Ciotti: Alle Mafie dobbiamo dire Noi, non solo No! È necessario allargare le coscienze con la passione civile che diventa pedagogica. Ha insistito molto sull’emergenza educativa e sul ruolo attivo dei giovani nella società don Ciotti. Siamo noi il cambiamento della società - ha urlato - solo se si esce dal se per entrare nel noi, sviluppando un impegno relazionale, sociale ed educativo, partendo dall’incontro con gli anziani, dal proprio pianerottolo o dalla classe in cui si vive tante ore al giorno. Bisogna stare attenti perché sono gli altri il termometro del senso di umanità e purtroppo – ha concluso sconsolato - l’Italia sta vivendo una emorragia di umanità. 

E qui il sacerdote ha evidenziato i dati che dovrebbero far riflettere tutti che portano a pensare ad una visione della realtà del crimine fermo alle stragi di Capaci o di Via D’Amelio, non rendendosi conto che quella realtà è cambiata, dopo oltre 20 anni, le mafie sono cambiate. La percezione della loro pericolosità sembra scesa al minimo storico e porta tanti a pensare perfino che sia un problema del Sud Italia, o perfino che è qualcosa con cui si debba convivere e coesistere. Anche perché si è dirottata l’attenzione sul diverso. Lo scenario descritto da don Luigi Ciotti è buio, ma è al buio che si vedono le stelle e - ha chiuso - se riuscirete voi giovani a creare un Noi vedremo le stelle.

 

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