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La sua testimonianza aveva lasciato tutti a bocca aperta (LEGGI QUI ), tanto grande era la scelta che ancora una volta l'aveva vista farsi dono per servire l'Altro nell'altro.

 

 

Così, l’altra sera, in una Vernole vestita compostamente a festa per i suoi santi patroni Gioacchino ed Anna, al termine della concelebrazione presieduta dal card. Salvatore De Giorgi con accanto l’arciprete don Leonardo Giannone e trasmessa in diretta su Portalecce, Suor Mariachiara Ferrari, trentaseienne francescana alcantarina della comunità di Maglie, operatrice presso la Caritas  idruntina e medico prima di prendere i voti, è tornata a raccontare la logica della gratuità.

In una piazza gremita e in religioso silenzio ha portato a tutti la TESTIMONIANZA di cosa fosse il servizio al prossimo.

Ha affermato: "la continua richiesta di personale medico, nei primi giorni di marzo diventava sempre più pressante a causa del dilagare del virus (Covid-19) e l'idea di offrire la mia competenza e di portare una parola di speranza mi risuonava forte dentro fino a portarmi alla condivisione di questo desiderio ai miei superiori che, vagliata la situazione attentamente, hanno dato parere positivo".

Come ogni battezzato suor Mariachiara ha compreso che questo progetto che si stava aprendo davanti a lei, le domandava un surplus di amore: mettersi in cammino.

Ancora la Ferrari: "mi sono ritrovata nel cuore della sofferenza, Piacenza, dove la pandemia stava delineando un quadro clinico e sociale molto molto complesso e dove ho subito compreso che, seppur mettendo a frutto le mie competenze, Qualcuno mi chiedeva di essere semplicemente me stessa, una donna chiamata a portare il Signore all'uomo sofferente".

Il passaggio dall’abito religioso al camice e all'apparato medico è stato breve, cosi come brevi sono state, purtroppo, anche tante esistenze che hanno toccato seppur intensamente la vita di questa giovane donna di Dio.

Ancora suor Mariachiara: "non vi era possibilità di curare la dimensione della comunicazione verbale e telefonica con i pazienti e i loro familiari, ma in diversi casi la presenza silenziosa e orante al capezzale del sofferente mi poneva nella condizione di veder realizzare la mia vocazione di chiamata ad annunciare il Vangelo della speranza".

Giorni frenetici, difficili, nei quali essere vinti dalla sfiducia era più semplice del normale essere speranzosi, eppure Suor Ferrari ha trovato la sua chiave di volta: "ho letto questa vicenda alla luce del sabato santo giorno postumo all'evento della croce e giorno che prepara nel silenzio alla risurrezione; il silenzio è stato per me la parola certa di Dio, il dire con Maria e come lei che stare sotto la croce è via per annunciare che la vita vince e trionfa.

E rincara: "Non vi è stato solo dolore ma un inno di lode si levava nella commozione ogni qualvolta un assistito veniva fuori dal tunnel della malattia, facendoci toccare con mano la potenza della grazia".

Con suor Mariachiara ogni battezzato si senta chiamato a ringraziare il Datore di ogni bene per storie così belle di servizio gratuito e disinteressato e faccia della propria vita e dei propri talenti un dono a Dio e ai fratelli.

 

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