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Lecce, la città del barocco salentino, ha dovuto attendere anni prima di vedere compiuti i lavori di restauro delle gallerie presenti sotto il castello Carlo V.

 

 

 

Al principio sottovalutate, hanno portato alla luce grandi tesori che racchiudono, come uno scrigno, storia e leggenda. Sorto nel Medioevo, ampliato per volere dell'Imperatore Carlo V, il castello non solo è stato baluardo di difesa per le terre leccesi con le sue possenti mura, ma anche con le misteriose gallerie, da qualche anno riportate alla luce. Queste, sin dalla lontana epoca dell'Alighieri, erano adibite a stalle, ma dal '600 il loro uso è stato quello di carceri fino al periodo successivo alla Restaurazione.

Nel 1570 i dolorosi sotterranei ebbero l'onore di ospitare l'architetto prediletto dall'imperatore Gian Giacomo dell'Acaya, per una fideiussione non giunta a buon fine, per un debito non saldato fu denunciato davanti alla Real Corte e tradotto nella sua stessa creazione come Icaro nel suo labirinto. Le prigioni accolsero anche umili protagonisti simpatizzanti di Napoleone, che pur di non giurare fedeltà al Borbone, riportato sul trono dalle baionette austriache, furono rinchiusi nelle buie gallerie; alcuni vedendo, alla fine, la luce terrena; altri quella eterna, dopo essere passati dal boia.

Con il restauro, un meticoloso trattamento delle pareti ha ridato vita a storie a noi tutt'ora sconosciute, narrate dalle scritte e dai graffiti di chi per mestier d'arme o d'inganno visse quei luoghi. Dalle incisioni latine e greche, agli stemmi araldici, alle immagini sacre dinanzi alle quali pregare per invocare la grazia del Supremo Giudice, colui che attraversa quei luoghi non può che immedesimarsi e catapultarsi in una realtà fin troppo trascurata dai libri e dai racconti. 

Anche durante l'ultima guerra mondiale, questi sotterranei furono testimoni d'umana sofferenza, fungendo, per la popolazione, da rifugi nei quali nascondersi all'urlo straziante di quella sirena che avvertiva dell'arrivo dei bombardieri anglo-americani. Terminata la tragedia del conflitto fu deposito bellico e presidio militare fino al 1983, anno in cui l'intera struttura secolare fu "restituita" alla città. Se queste mura potessero parlare, quanta storia, quante speranze e paure narrerebbero, ma forse è giusto così: che certe storie restino a noi celate nella fitta nebbia di un passato lontano.

 

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