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La raganella o bàttola, secondo il vocabolario della lingua italiana di , è uno: «strumento formato da una ruota dentata montata su un pezzo di legno che serve da manico, intorno al quale è fissato un telaio con una lamina; agitando il manico, la lamina striscia contro i denti della ruota producendo un suono simile al gracidare delle raganelle».

 

 

Il termine trènula, dal greco trochos, e dal latino trochlea, ruota, trottola, aggeggio che gira e rigira, si ritrova nelle voci dialettali trozza, trozzula, truzzella, trozzella, dai molteplici significati.    

Nel leccese con truzzella si indica pure una singolare anfora a decorazione per lo più geometrica, tipico manufatto della popolazione messapica, mentre l’arrotino indicava il “girelletto”; ancora oggi con una truzzella dentata le massaie ritagliano a smerli nastri di pasta dolce che, arrotolati e fritti nell’olio bollente e ripassati nel miele, danno origine alle ncarteddhrate, tipici dolci natalizi. 

Esistono due tipi di trénule: quella sacra, costituita da una pala di legno sulle cui facce sono attaccati due battenti di ferro; scuotendola produce un rumore assordante, altrimenti detto “suono matto”; quella profana che si fa ruotare con un movimento centrifugo ed emana un rumore caratteristico o, meglio, un fragoroso gracidio prodotto dalla ruota dentata sulla quale scorre una linguetta.

Il primo tipo introduce la processione dei misteri del Venerdì santo quando se ttaccanu le campane, si legano le campane ovvero tacciono in segno di lutto.

Vi è un modo di dire, ironico e per nulla irriverente, riferito a donna particolarmente ciarliera: me pare nna trénula, mi sembra un tuono.

PER APPROFONDIRE

Barletta R., Quale santo invocare. Feste e riti del calendario popolare salentino, Lecce, Ed. Grifo, 2013.

 

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