Il giudice leccese Luigi G. De Simone (1835-1902) quando non vestiva l’abito del magistrato indossava quello di storico. Questa passione - fa sapere lui stesso - sorse fin dalla tenera età quando cominciò a leggere con interesse libri di storia locale e a raccogliere carte antiche e cimeli archeologici.
In occasione del censimento del 1871 fu incaricato dall’amministrazione comunale di dare una nuova intitolazione alle strade della città costituita prevalentemente dal centro storico; l’onomastica di cui ci avvaliamo ancora oggi, risale a quella data: fu il risultato di una ricerca eseguita con particolare zelo, meticolosità e rigore scientifico dopo avere consultato, tra l’altro, ben trentuno volumi manoscritti di un “Commentario delle cose di Terra d’Otranto”.
Attraverso la gran parte delle targhe segnaletiche (scritte in blu su fondo bianco e riquadrate con un bordino di uguale colore) l’erudito De Simone riuscì a delineare la storia di Lecce ricordando i maggiori e più illustri uomini che svolsero un ruolo importante, se non proprio principale, o ebbero connessioni con la cultura della città, l’economia, la giurisprudenza e via dicendo.
Dal lavoro svolto fu tratto un libro poderoso “Lecce e i suoi monumenti”, ricco di notizie preziosissime, fondamentale strumento di lavoro per gli storici e insostituibile strumento di consultazione per coloro che desiderano conoscere l’origine dell’onomastica delle vie.
È accaduto un paio d’anni fa che la targa secolare indicante “Piazza Arco di Trionfo”, posta sul muro esterno di Palazzo Guarini, alle spalle del medesimo monumento, conosciuto popolarmente “Porta Napoli”, è stata coperta da una nuova targa (una copia mal riuscita) che riporta la seguente dicitura: “Piazza Vittorio Aymone - Avvocato (1920-2010)“. Una intitolazione dedicata all’illustre “principe del Foro di Lecce” che abitava poco oltre, in Via G. Palmieri, di fronte al Teatro Paisiello.
Queste le mie osservazioni. La scomparsa del nome di un luogo storico svuota di senso la mappa della città e, in questo caso, cancella d’un colpo (e colpevolmente) l’utilità della targa posta a indicare il monumento che si trova di fronte, non segnalato in altro modo. Gli si toglie l’anonimato e, pertanto, la targa era stata investita di questa precisa funzione. Questa funzione, a me pare, dovesse sopravvivere oltre noi e il tempo presente. Averla cancellata offende l’obiettivo che il De Simone, col suo prolungato impegno, aveva perseguito predisponendo l’odonomastica di tutto il centro storico leccese. Che, va detto una volta per tutte, va lasciato così com’è. Lo sanno bene anche le pietre!
Ci troviamo dinanzi al caso che la principale istituzione pubblica cittadina (governata dalla compagine politica precedente all’attuale) abbia espropriato la memoria storica locale senza una causa giusta e convincente. Questa ingiustificata arbitrarietà induce a pensare piuttosto a un atto di favoritismo, a un gesto di forzata riconoscenza, piuttosto un contentino che, sono convinta per avere conosciuto l’animo e l’indole integerrimi dell’esimio avvocato Aymone, lo stesso senz’altro avrebbe disapprovato. Del cambiamento preso dalla Commissione di toponomastica del comune di Lecce poi non è stata interessata preventivamente la Sovrintendenza che, certamente, avrebbe espresso parere contrario.
Le conclusioni in seguito a questa sintetica esposizione sono ovvie. Le chiarisco ulteriormente: si ripristini la vecchia targa applicata nel punto sopradetto nel 1871 perché aveva, ha e avrà una funzione ben precisa. Quella intitolata all’avv. Aymone la si metta sul muro della sua abitazione (ha molto più senso) e gli si intitoli una via nei pressi dove ha manifestato le sue altissime doti giuridiche oltre che umane.
La Commissione toponomastica (definizione peraltro sbagliata; meglio dire odonomastica (hodos, strada, onomastica: arte del denominare) prenda atto dell’accaduto e si attivi a ripristinare l’anzidetta targa secolare prima che la nuova crei disorientamento agli stessi leccesi e ai turisti.