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Per l’occidente cristiano l’Epifania celebra la manifestazione di Dio agli uomini attraverso il Figlio.

Come qualsiasi festa religiosa solenne, si usava chiamarla “Pasqua” o “Pasquetta” e, quindi, “Pasqua Epifania”. L’originario nome latino nel corso del tempo da Epiphânīa (manifestazione), diventò Pifania, Bifania, Befania, e, infine, Befana.

Prima che si affermasse la consuetudine di offrire regali natalizi, erano i Re Magi – che il calendario liturgico considera Santi - ad avere questa funzione in ricordo dei tre doni offerti al Bambino per eccellenza; poi è toccato ad una figura non inquadrabile nella tradizione cristiana portare ai bambini i regali e, in alcuni casi, addirittura carbone, a quelli che lo avessero meritato.

La Befana è la personificazione di Madre Natura che ha terminato il proprio ciclo di vita ed è pronta per cominciarne uno nuovo. Prima di abbandonare i luoghi terreni a cavallo di una scopa, elargisce piccoli, modesti regali o dolciumi, da intendere come i semi che, germogliando, risorgeranno ad una vita nuova a primavera.

Questa vecchia rinsecchita nessuno l’ha mai vista da vicino perché circolerebbe di notte ed userebbe scendere dalla cappa del camino, il tempo di riempire di doni o, ripetiamo, di carbone, le calze lasciate appositamente appese e ripartire subito.

Per chi ha vissuto la propria infanzia aspettando la Befana più che Babbo Natale rimane il ricordo di un’attesa carica di magia perché il personaggio, benché raffigurato con sembianze che incutevano paura, era attesa dai bambini perché portava loro i doni tanto attesi.

 

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