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Nella masseria gli animali più dannosi al raccolto dei cereali erano (e sono) soprattutto i topi; per debellarli ci pensava l’immancabile ed efficiente gatto, ospitato per svolgere questa importantissima funzione, in dialetto definito musciu al maschile, muscia al femminile, probabilmente eco del termine proveniente dal latino mus-cio o musio, che significa proprio “cacciatore di topi”.

 

 

Molto diffusa la seguente tiritera declamata ai bambini per farli tacere:

 

Nc’era nna fiata C’era una volta

nna muscia nchiata una gatta sazia

se bbinchiau te semulata, si saziò di semolata*,

rroccula rroccula la pignata; borbotta borbotta la pentola; o rotula rotula

la pignata se rumpiu la pentola si ruppe

e la muscia se nde fuscìu e la gatta se ne scappò

 

 

Per l’immaginario collettivo le fimmene su’ comu li musci: tenenu sette spiriti, le donne hanno sette spiriti (anime) come i gatti (che, cadendo dall’alto, non muoiono se non quando battono violentemente il grugno), con la variante: tene li sette spiriti ‘n cuerpu, comu li musci, tiene i sette spiriti in corpo, come i gatti; le rispettive locuzioni erano indirizzate sia alla donna particolarmente vivace di carattere sia a quella che, malgrado l’età, continuava a vivere conservando agilità e autosufficienza fisico-mentale nonché a persona in genere scampata ad una terribile malattia o rimasta miracolosamente illesa da un grave infortunio.

 

Rimaniamo nell’ambito dell’attitudine peculiare del gatto, cacciare i topi, dialettale surge/i; si immagina che quando si accorgono dell’assenza del loro più acerrimo nemico, assumono un atteggiamento più disinvolto o meno prudente, ricordato dal detto: quandu la muscia nu nc’ete li surgi ballanu, quando manca la gatta i topi ballano. E questo succede, specialmente, nei luoghi di lavoro!

Sull’eterna lotta tra gatto e topo questa simpatica tiritera:

 

Lu tirittuppiti scia fuscendu, Il subito subito andava correndo,

la malefurtuna lu secutava la cattiva sorte lo inseguiva

e se nu era pe nu carottu e se non fosse stato per un buco

lu tirittuppiti era muertu. il subito subito sarebbe morto.

 

A cattu vecchiu, sorece tennarieddu, a gatto vecchio, topo tenerello, come dire che alle persone anziane vanno somministrati cibi masticabili.

Me pare nnu surge ssuppatu all’ogliu, mi sembra un topo inzuppato di olio; si indirizza a quelle persone che abusano di cosmetici per imbrattarsi i capelli e somigliano davvero al rosicchiante che si è imbrodolato nell’olio.

A casa ecchia nu mancane mai surici, a casa vecchia non mancano mai topi; vi è sempre qualche oggetto messo da parte per un possibile utilizzo.

Gira, gira e bota comu lu surice e la malota, gira, gira e rigira come il topo e lo scarafaggio; la considerazione si indirizza a chi non sa cosa fare, è nervoso, inquieto e gironzola in cerca di pace o di un’occupazione.

 

Per approfondire:

R. Barletta, Cane nu mangia cane. Bestiario popolare salentino, Edizioni Grifo, 2013.

 

 

 

 

 

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