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La devozione popolare di questi giorni santi avrebbe consentito a tutti i cristiani di contemplare le varie effigi del Cristo morto e della Vergine Addolorata quasi a voler far riecheggiare l'amorevole comando del Signore che dalla croce sussurró a Giovanni e in lui ad ogni discepolo: "ecco tua madre" (Gv 19,27).

 

 

 

L'attuale contesto pandemico non consente nemmeno a Lecce lo svolgersi della processione del Venerdì Santo né la peregrinatio tra le chiese più antiche della città per godere delle più alte espressioni dell'arte che loda ed esalta "il più bello tra i figli dell'uomo" (Sal 44).

Ci ha pensato Arturo Caprioli, nota macchina fotografica leccese di tradizione (il padre Vittorio è stato il fotografo ufficiale della Curia leccese) e da sempre legato a questa comunitá diocesana,  che ha realizzato un video (CLICCA QUI) che dalla chiesa di Santa Teresa a quella delle  Scalze (attuale Santuario di San Filippo Smaldone), dalla chiesa dell'Idria  a quella di San Lazzaro, dall’istituto “Saraceno” al gioiello barocco intitolato a Santa Maria della Luce in San Matteo (solo per citarne alcune)  consente di "fermarsi', al lamento delle marce funebri, con gli occhi della fede, dinanzi all'Ecce Homo, cuore e centro della vita di ogni credente.

Il commento finale dell’amato don Franco Lupo con alcuni versi di “Schiòate de la cruce” è il canto alla misericordia, alla speranza, all’alleluja del mattino di Pasqua.

Un vero iter che permetterà a quanti vorranno compierlo di gustare la sublimità di un amore, quello del Signore, capace di donarsi totalmente nella logica del chicco di grano che caduto in terra porta molto frutto (cfr. Gv 12,24).

 

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