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Vi è a Lecce una piccola chiesa, intitolata a San Francesco, il cui titolo appare alquanto singolare: San Francesco della Scarpa.

 

 

 

In realtà, questo nome trae origine da un evento riguardante la vita del poverello di Assisi che, intorno al 1222, di rientro dal viaggio in Terra Santa, dopo essere sbarcato a Otranto, si recò a Lecce, dove venne a trovare i suoi frati. Qui San Francesco sostò qualche giorno e vi piantò un piccolo agrumeto ancora oggi visibile nel giardino. Proprio in questo giardino, perse una scarpa che, venerata dai frati come autentica reliquia, fu propiziatrice di grazie e miracoli.

Il miracolo maggiore, però, sarebbe avvenuto durante una “questua” che San Francesco fece a Lecce. Il santo, infatti, bussava alle porte del cuore dei leccesi per chiedere un tozzo di pane per sé e per i frati, secondo i dettami di Madonna Povertà. Si tramanda, dunque, che il santo bussò alla porta del nobile Alessandro Pirrone, chiedendo del pane, ma fu un misterioso angelo ad aprire la porta e a consegnarglielo. Se ne rese conto subito uno dei servitori della nobile famiglia dei Perroni, i quali, verificato il miracolo, lo vollero ricordare in perpetuo scolpendo sul portale del palazzo. Ecco il racconto del Fatalò, riportato dal Coco. “Un paggio diedegli a San Francesco bianco pane e disparve. Al picchiarsi della porta era accorso un familiare di casa a cui il Santo rendé le grazie in nome di Dio per il pane già ricevuto e che fino a quel punto teneva in mano. Disse colui non esser pane di loro casa; onde conosciutosi da San Francesco il tratto della Divina Provvidenza e da quelli della casa il miracolo… conservar ne vollero perpetue le memorie, mentre fecero sull’arco della porta scolpire un angelo, in atteggiamento di scendere dal cielo ed offrir un pane” (Coco, I francescani nel Salento, Lecce 1921 p. 20).

In effetti, in Via Federico d’Aragona 14, nei pressi di Porta San Biagio, è ancora visibile un angelo nell’atto di offrire il pane, in segno di perpetua memoria.

Il passaggio di San Francesco fu breve, però intenso e i frati e devoti francescani tuttora lo ricordano con grato affetto.

 

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