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Riportiamo l'intervista al direttore della Scuola Grande di San Marco a Venezia, il dott. Mario Po', rilasciataci in occasione della giornata di studi internazionale per il 450° anniversario della vittoria di Lepanto tenutasi a Venezia e che ha vista protagonista, tra gli altri, anche la cooperativa sociale Artwork di Lecce, avviando un patto di amicizia e collaborazione tra i due organismi culturali.

 

 

 

Dottor Po’, com’è nata l’idea di una collaborazione tra la Confraternita della Scuola Grande di San Marco di Venezia e ArtWork di Lecce?

La scorsa estate, mi trovavo in vacanza a Lecce e ho notato l’effigie del Leone di San Marco sulla facciata dell’omonima chiesa accanto al Sedile, in Piazza Sant’Oronzo, per di più in una significativa versione: il simbolo di Venezia è raffigurato in un centinaio di modi e a Lecce rappresenta la virtù della giustizia, come sintesi tra le virtù teologali e le virtù cardinali. In seguito, seguendo il percorso culturale dei Misteri di Santa Croce organizzato dalla cooperativa Artwork, ho scoperto che la basilica leccese contiene alcuni riferimenti alla vittoria di Lepanto: in particolare, subito sotto il rosone centrale, si fa riferimento alla Madonna del Rosario, denominata poi Madonna della Vittoria per volere di Papa Pio V. La Vergine era apparsa in sogno al papa durante la battaglia, per annunciargli la vittoria della Lega Santa. Terza scoperta, anche l’altare della chiesa del Rosario è legata a questo evento storico, memorabile per la Repubblica di Venezia, ma anche per tutta Europa. Senza dimenticare che i Veneziani insediarono a Lecce una loro colonia, oltre alla chiesa di San Marco, ed esercitarono nell’allora piazza dei Mercanti i loro commerci. E aggiungo che all’ingresso del Museo “Sigismondo Castromediano” di Lecce c'è il polittico dei fratelli Antonio e Bartolomeo Vivarini, pittori veneziani del XV secolo. Gli elementi sono stati così numerosi e importanti, che quando dopo poche ore ci siamo visti con Paolo Babbo e Giovanni Colonna di Artwork, ci siamo subito detti che dovevamo collaborare per riscoprire le tante pagine di storia comune e per ragionare sul presente.

C’è dunque un asse storico geopolitico tra Lecce e Venezia?

Certamente. Ricordiamo che, fino alla guerra della Lega di Cambrai, il mare Adriatico si chiamava Golfo di Venezia e la Repubblica veneziana esercitava un’egemonia geopolitica con intensi e strutturati rapporti economico-commerciali in tutto il Mediterraneo orientale. In questo contesto, troviamo una prestigiosa presenza a Lecce di una folta colonia veneziana, anche con esponenti di note famiglie patrizie.

È dunque arrivato il momento di rinnovare questo legame storico tra le due città così ricche d’arte, passando attraverso organismi privati come i vostri?

Forse, si capisce meglio l’Italia se la si guarda piuttosto che tra Nord e Sud, tra Est e Ovest, cioè considerando la sua civiltà del mare che ha fortemente connotato di elementi comuni o dialoganti le realtà dell’Adriatico, rispetto a quelle del Tirreno. Questa prospettiva ci offre un efficace codice di lettura delle relazioni tra Lecce e Venezia, perché non c’è alcun dubbio che, per esempio, i fatti di Otranto del 1480 abbiano insegnato molto a Venezia per intervenire poi in altri momenti verso l’impero ottomano. Ci sono un’infinità di vividi elementi che dalla storia ci portano poi a oggi, facendoci trovare idee, prospettive, progettualità che attendono soltanto di diventare realtà. Del resto, abbiamo impiegato soltanto qualche settimana a definire la presenza scientifica di Artwork alla Giornata di Studi che, a cura della Confraternita della Scuola Grande di San Marco, si è tenuta il 7 ottobre scorso a Venezia, in occasione dei 450 anni della battaglia di Lepanto. In questa occasione la cultura leccese è stata presente in Laguna con ben quattro situazioni: un’interessante relazione del dott. Mario Cazzato, la presentazione del Libro antico degli aderenti leccesi alla Confraternita di San Marco, l’esposizione del plastico del rosone centrale della Basilica di Santa Croce, la riproduzione del manoscritto della supplica del Beato Bartolo Longo alla Madonna di Pompei, la cui iconografia ha un’origine pugliese.

 

Qual è il prossimo passo?

Auspico che si possa tenere a breve anche a Lecce un evento storico-scientifico sulla battaglia di Lepanto, a cui possiamo dare il nostro supporto culturale. Inoltre, credo si possa avviare un gruppo di ricerca per studiare le vicende leccesi delle famiglie veneziane più in vista, i cui esponenti partecipavano anche alla Confraternita con sede a Venezia. Ci interessa soprattutto sapere di più delle potenti dinastie dei Mocenigo e Foscarini. Trovo poi che sia di grande originalità indagare sulla vicenda simmetrica dei leccesi a Venezia e delle tracce rimaste da noi. Sarebbe anche significativo poter promuovere con un evento speciale i 1600 anni di fondazione della Serenissima che si ricordano fino al prossimo 25 marzo. Ma abbiamo un appuntamento più specifico.

 

Quale?

Nel 2022 ricorrono i cinque secoli dell’istituzione della Magistratura veneziana che custodiva le Confraternite, vero tesoro valoriale anche a Lecce. Per questo anniversario possiamo realizzare un programma con vari contenuti sia a Venezia che a Lecce: una settimana di iniziative sulla concezione della ‘charitas’, sulla nostra eredità di arte, musica, editoria, geopolitica, sussidiarietà ma anche con momenti di spiritualità coerenti con la nostra origine. La forma mentis di Venezia è sempre stata quella della contaminazione reciproca in tanti aspetti, sin dall’epoca bizantina. Possiamo provare a replicare questo messaggio anche oggi tra la Laguna e il Salento, partendo dai nostri sodalizi.

 

 

 

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