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Si sono conclusi a Scorrano gli attesi festeggiamenti in onore di Santa Domenica, la stupenda santa dei leoni, che come di consueto hanno attirato numerosissimi devoti. Ne abbiamo parlato con il prof. Giovanni Giangreco, memoria storica del comune salentino.

 

Prof. Giangreco, Santa Domenica e Scorrano: come nasce questo binomio inscindibile?

Ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia ma proviamo a fissare delle linee essenziali. Storicamente il paese è sempre stato uno snodo cruciale per la penisola salentina. Dal punto di vista religioso-antropologico poi qui, per secoli, hanno coabitato l’elemento greco e quello latino. La vicinanza era così profonda che, in alcuni casi, i papàs bizantini ed i preti di rito romano erano membri della stessa famiglia. La cosa durò sino alla Controriforma, quando la latinizzazione divenne sempre più pervasiva. Gli scorranesi avevano come patrona una martire del IV sec., Santa Ciriaca, molto venerata in Oriente. Nel 1600 però, in occasione di una terribile epidemia, ad un’anziana fedele del posto apparve, nei pressi delle mura cittadine, una meravigliosa fanciulla. Questa ragazza si rivelò come Santa Domenica e, promettendo la liberazione dalla pestilenza, si dichiarò protettrice del paese.

Cosa accadde in seguito?

Gli ammalati iniziarono a guarire e, come segno della grazia ricevuta, esponevano una lucerna accesa sulle porte o alle finestre delle loro case. In breve tempo, tutta Scorrano sfavillava di luci e, con ogni probabilità, a questo episodio rimanda la tradizione delle bellissime luminarie che oggi rendono il nostro comune noto in tutta Europa. In ogni caso, Santa Domenica venne proclamata patrona della città. Ma, attenzione, basta rifletterci un po’ e ci si accorge come il nome “Domenica” altro non sia che la traduzione latina del greco “Ciriaca”. Dunque, gli scorranesi hanno sempre venerato la medesima santa ed il cambio del nome credo sia frutto di quel processo di latinizzazione cui prima accennavamo. L’amore per la santa fiorì poi a tal punto da generare una commovente pietà popolare. Una delle due torri (oggi purtroppo non più esistenti) che si affiancavano a Porta Terra venne considerata come la casa di Santa Domenica, il luogo in cui la martire si sarebbe fermata per debellare il morbo che insidiava i suoi devoti. La pia credenza nacque forse dal fatto che l’interno di quella torre conservava sedie, panche ed antiche stoviglie in terracotta. Un altro racconto ricorda come gli abitanti della vicina Maglie, invidiosi degli scorranesi, cercarono di impadronirsi del simulacro della santa ma, nei pressi della via che univa i due comuni, esso divenne così gravoso che era impossibile smuoverlo. Su un masso affiorante nei pressi della strada sarebbe rimasta impressa l’impronta di un piede della martire. Come altri anziani del paese, anche io ricordo bene quella roccia che, purtroppo, non si ebbe la sensibilità e l’intelligenza di conservare quando si fece la bitumazione della sede stradale.

Quale messaggio lancia la festa di Santa Domenica nel nostro tempo?

Come credente posso ben affermare che il messaggio di Santa Domenica è antichissimo ma sempre attuale: fedeli a Cristo sino per l’eternità! Come storico mi auguro che la nostra festa porti tutti i salentini a riscoprire sempre più le proprie radici e ad amare intensamente la propria identità cristiana per trasmetterla integra alle generazioni future. 

 

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