Nonostante la scelta della data, il 29 agosto e l’ora, le 20.00, presso l'hotel Tiziano, una numerosa platea di uditori ha partecipato all’assemblea diocesana che ha coinvolto, presbiteri e laici, in particolare gli operatori della pastorale, insegnanti di religione, Associazioni e Movimenti, della nostra Chiesa locale, in una riflessione guidata dal Prof. Andrea Grillo, laico, docente di Sacramentaria e Teologia Liturgica presso gli Istituti Liturgici di Sant'Anselmo in Roma e Santa Giustina in Padova, alla presenza dell’arcivescovo Michele Seccia, del vicario generale mons. Luigi Manca, del vicario episcopale per la pastorale don Damiano Madaro. Tema della serata: A 60 anni della Sacrosanctum Concilium. Riforma e Formazione Liturgica.
Il tema si inserisce all’interno del percorso sinodale e alla luce di quanto emerso nei Cantieri Sinodali. La riflessione ha evidenziato la centralità della liturgia nella vita e nell'azione pastorale delle nostre comunità. Il relatore ha introdotto il suo intervento con una riflessione sul significato di “tradizione” che, nell’accezione liturgica significa “essere vivi”, poiché le tradizioni vivono quando camminano non quando restano chiuse in un museo per essere conservate. Il deposito della fede è fatto per essere in strada, in cammino. Da qui il richiamo all’esperienza sinodale che, come Chiesa, stiamo vivendo con l’invito di papa Francesco ad essere Chiesa in uscita.
L’intervento si è poi snodato in tre punti:
- Il senso teologico della liturgia.
“Dopo un lungo lavoro di scavo si è capito che la liturgia non è azione dei chierici, di cui i laici godono gli effetti, ma un’azione di Cristo e della Chiesa. La liturgia esige che tutti sentano la possibilità e la necessità di “parteciparvi attivamente”, di stare nel cuore dell’azione”.
- La “riforma liturgica” come “cambiamento degli ordines”.
“Tutti i riti della Chiesa, ha continuato il professor Grillo, hanno subito un rifacimento accurato, per riportarli alla nobile semplicità che li ha caratterizzati in origine. Questo passaggio ha modificato parole e azioni rispetto a consuetudini che erano durate secoli. Come ogni cambiamento anche questo può comportare squilibri, incomprensioni, reazioni nostalgiche e fughe in avanti”.
- Difendere la riforma implica passare alla formazione.
Dopo la riflessione scaturita dai punti precedenti, il relatore si è soffermato sull’importanza della “formazione” esplicitandone il significato offrendo all’uditorio “una specie di decalogo” così da lui chiamato, relativo alla formazione liturgica:
- Dare la parola ai riti senza sostituirli con le nostre parole;
- Permettere ai linguaggi non verbali di parlare, tanto quanto le parole;
- Riscoprire la forma di chiesa che scaturisce da questo modo di far parlare i riti.
Sicuramente un incontro che ha permesso ai presenti di riflettere non solo sui principi teorici della formazione liturgica, ma soprattutto sulla partecipazione dei singoli ai riti che la liturgia esprime.
Dunque, la liturgia voluta dal concilio è una realtà viva perché accoglie nel tempo e nello spazio della Chiesa, popolo radunato, il Cristo sempre vivente e sempre veniente.
Photogallery di Arturo Caprioli