Ricorrono quest’anno i 1700 anni dallo svolgimento del Concilio di Nicea, un evento importante per la storia del cristianesimo e della civiltà occidentale cristiana.
Convocato dall’imperatore Costantino nel 325 d.C., rappresenta la prima grande assemblea ecumenica della Chiesa primordiale. Il suo ruolo è centrale anche per risolvere alcune dispute dottrinali e gettare le basi per un’unità teologica e organizzativa tra i cristiani. A Nicea venne formulato il celebre Credo niceno, un pilastro della fede cristiana. Come scrisse Sant’Atanasio di Alessandria, grande difensore dell’ortodossia nicena: “Il Concilio di Nicea non è stato semplicemente un evento, ma un faro che illumina la verità, guidando la Chiesa attraverso le tempeste dell'errore”.
Questo anniversario non è solo un’opportunità per riflettere sull’importanza storica di quell’assise, ma anche un invito a riscoprire il dialogo tra fede, cultura e società nel mondo contemporaneo. L’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano (Issrm) di Lecce in collaborazione con il Dipartimento di studi umanistici dell’Università del Salento propone un ciclo di incontri per approfondire il ruolo del Concilio di Nicea attraverso il tempo della storia.
Il primo appuntamento è previsto per giovedì 16 gennaio, alle 17.30, presso la sede dell’Issrm, in Via Umbria a Lecce. Storia e teologia sarà il tema centrale di questa tappa, con gli interventi della prof.ssa Emanuela Prinzivalli (Università La Sapienza), del prof. Giuseppe Caruso(Istituto patristico Augustinianum) e del prof. Antonio Bergamo (Facoltà teologica pugliese).
Per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande al prof. Alessandro Capone, docente dell’Università del Salento e dell’Issrm di Lecce.
Prof. Capone, che cosa insegna, oggi, il Concilio di Nicea ai credenti e ai non credenti in materia di dottrina e nell’ambito della storia del Mediterraneo cristiano?
Se è vero che il Concilio di Nicea del 325 non è stato semplicemente un evento, possiamo allo stesso tempo dire che Nicea non è stato solo un fatto religioso, cioè la prima formalizzazione dottrinale, in sintesi, delle verità della religione cristiana. Il Concilio di Nicea è stato infatti anche un fatto storico e politico. In questo senso, per avere una corretta interpretazione di quanto avvenuto e di quanto è stato definito millesettecento anni fa, è importante assumere una prospettiva ampia, che ci consenta di inquadrare fatti, parole e personaggi nel loro contesto. Il Concilio fu convocato e inaugurato dall’imperatore Costantino. Questo dato ci fa capire come a quel tempo fosse stretto il legame tra la politica e la religione cristiana, che da qualche anno poteva essere professata liberamente nell’Impero Romano. Per diversi motivi nell’Occidente attuale una situazione simile appare chiaramente improponibile e non può essere invocata come modello di riferimento. Allo stesso modo, però, se assumiamo una prospettiva storica che tenga in debito conto le differenze culturali, non possiamo meravigliarci che oggi in altri contesti i legami tra politica e istituzioni religiose siano ben più forti. Sappiamo poi che a Nicea le discussioni furono lunghe e laboriose e che l’esito non fu tanto chiaro da risolvere i problemi suscitati dalle posizioni di Ario. Saranno necessari ancora vari decenni per arrivare a formulazioni condivise e prive di ambiguità. Nicea è stato dunque una tappa della lunga storia della Chiesa, che ha conosciuto fatica, ripensamenti ed evoluzioni, non sempre in maniera lineare. Quella storia continua ancora oggi e ci invita da un lato a non avere fretta e dall’altro a non essere pavidi e a osare proposte e risposte rispetto ai problemi che si pongono nel mondo di oggi, che, giova ripeterlo, è molto diverso da quello dei tempi del Concilio di Nicea.
Quali prospettive di ricerca sono ancora aperte sull’assise di Nicea e quale il messaggio che potrebbe scaturire per il futuro?
Già dallo scorso anno si sono moltiplicate le iniziative commemorative e di approfondimento delle varie problematiche relative al Concilio di Nicea. Riassumere in poche battute le prospettive di ricerca suscitate dalla ricorrenza dei millesettecento anni non è semplice. In linea di massima, un punto ricorrente è quello legato al contesto storico-teologico in cui si colloca il Concilio. Un altro aspetto fondamentale che viene costantemente ripreso e approfondito è relativo al linguaggio, cioè alla terminologia e alle immagini usate a Nicea per esprimere la fede. Il terzo grande aspetto che viene costantemente preso in considerazione è quello della ricezione del Credo niceno, cioè come gli autori successivi, tanto in Occidente quanto in Oriente, hanno ripreso, interpretato, approfondito o confutato le formulazioni del Concilio niceno.
Accanto a questi filoni principali se ne possono ovviamente trovare degli altri, come quello ecclesiale o liturgico, che partono dal testo niceno per sviluppare delle considerazioni su come possa essere la Chiesa e sulla terminologia liturgica. In questo senso, però, si sente l’esigenza di una riflessione approfondita, giacché parole e immagini adoperate del 325 per definire e comunicare la fede cristiana non conservano oggi la stessa capacità comunicativa. In qualche modo è lecito chiedersi che cosa la maggior parte dei fedeli che recita il Credo ogni domenica a messa sia effettivamente in grado di capire di ciò che dice. Questo aspetto rimane, a mio parere, un punto critico da esaminare con un duplice scopo: evitare che il testo di Nicea, completato con le definizioni dei Concili di Costantinopoli del 381 e di Calcedonia del 451, perda di significatività per i cristiani di oggi e valutare se la Chiesa del 2000 possa usare termini e immagini più attuali e comprensibili per dire e comunicare la propria fede.
Il Mediterraneo mare d’incontro, dialogo e scambio di idee culturali. Cosa comunicano ancora oggi le discussioni e i documenti definiti a Nicea?
Il Concilio di Nicea fu convocato per affrontare le idee proposte da Ario, il quale affermava che il Figlio è Dio, è anteriore a tutti i tempi e alla creazione, ma, poiché non è possibile concepire due principi ingenerati e coeterni, è decisamente inferiore al Padre, da cui ha tratto l’essere. Secondo Ario, c’è stato dunque un momento, prima dei tempi e della creazione, in cui il Figlio non esisteva. Nell’espressione più radicale della propria dottrina Ario affermò che il Figlio era stato creato dal nulla da parte del Padre. Queste idee, che nel tempo raccolsero non pochi consensi, vennero ben presto confutate, anche se furono necessari alcuni decenni, come ho detto, per definire le questioni sollevate da Ario. Qui non è ovviamente opportuno entrare nel dettaglio dei problemi dottrinali. Vorrei però condividere una riflessione che sottopongo spesso all’attenzione degli studenti. Ario, se mi è consentito usare un linguaggio colloquiale, non era arrivato a formulare le proprie posizioni per capriccio e perché non aveva digerito una cena pesante. Le sue posizioni nascevano da presupposti teologici e filosofici che avevano una loro dignità e fondatezza. Ario e i suoi seguaci misero in evidenza questioni che esigevano un approfondimento e che fino a quel momento non erano state opportunamente affrontate. Dunque, è grazie ai problemi sollevati dalla controversia ariana che la Chiesa poté meglio definire le caratteristiche della seconda persona della Trinità. La prospettiva storica, che ho invocato anche prima, ci chiede dunque prima di tutto di comprendere i fatti, senza arrivare a giudizi facili. In questo modo ci sarà più agevole apprezzare come la riflessione filosofica e teologica del cristianesimo si sia sviluppata proprio grazie a questi contrasti. È irrealistico allora sognare di eliminare le discussioni e i dibattiti, perché si incorrerebbe in un generale appiattimento. Ciò che possiamo augurarci e costruire è invece un mondo in cui la vivacità del confronto non perda mai i tratti del rispetto e dell’ascolto dell’altro, che, proprio perché diverso, provoca sempre risposte nuove.
***
Appuntamento, dunque, a giovedì 16 gennaio alle 17.30 presso la sede dell’Issrm in Via Umbria a Lecce, per un momento formativo rivolto non solo a studiosi e specialisti ma a tutti coloro che vogliono approfondire le radici teologiche della fede.
La partecipazione gratuita. Per iscriversi (CLICCA QUI)