Si preannuncia come un evento di grande importanza quello, previsto per la mattinata di domani 19 febbraio presso l’episcopio di Piazza Duomo a Lecce, della firma del protocollo d’intesa “Assistenza sanitaria e socio-sanitaria a favore delle persone senza fissa dimora ed in condizioni di fragilità economica e sociale” tra l’arcidiocesi di Lecce e l’Azienda sanitaria locale (Asl) di Lecce.
Il protocollo, che sarà firmato dal direttore generale di Asl Lecce, Stefano Rossi, e dall’arcivescovo Michele Seccia, sarà finalizzato, in primo luogo, a definire ed attuare percorsi complementari di consulenza ed assistenza in favore di soggetti senza fissa dimora e, in generale, di persone che versano in condizioni di indigenza e disagio sociale, e garantirà loro servizi di consulenza ed assistenza sanitaria primaria e specialistica secondo protocolli operativi che favoriscano l’accesso ai servizi sanitari e sociosanitari.
Nello specifico, Asl Lecce e l’arcidiocesi - attraverso la Caritas diocesana - si impegneranno, per lo spazio di competenza Caritas, attraverso l’utilizzo di propri spazi cittadini a Lecce, rispettivamente: presso la “Casa della Carità” e in Via Santa Maria dell’Idria, nei locali del complesso dei Missionari Vincenziani, ad assicurare in modo gratuito prestazioni di supporto e consulenza medica primaria e specialistica a soggetti privi di accreditamento presso il Servizio sanitario nazionale, o, se pur accreditati, non possono permettersi visite specialistiche o, semplicemente, anche l’acquisto di farmaci, per favorire interventi di prevenzione tesi a contrastare l’insorgenza di malattie correlate alla povertà, nonché per rispondere in maniera appropriata ai crescenti bisogni di accoglienza ed assistenza sanitaria e sociosanitaria, grazie al servizio di medici, operatori e personale paramedico volontari che svolgeranno il loro servizio senza effettuare procedure diagnostiche e terapeutiche di particolare complessità che comportino rischio per la sicurezza del paziente.
“Un importante e considerevole risultato - afferma Salvatore Renna, della Fondazione Caritas diocesana Lecce, che ha curato la stesura dell’accordo di collaborazione con la direzione Asl - di un lavoro lungo che rimette ordine rispetto all’accordo precedente sottoscritto nel novembre del 2013 e garantisce una destinazione più duratura e integrata ai servizi offerti per assicurare in modo totalmente gratuito prestazioni di supporto in primis e, successivamente, di consulenza medica primaria e specialistica a tutte le persone bisognose, senza distinzioni”.
Il compito di Asl Lecce, sempre secondo l’intesa, sarà quello di promuovere percorsi complementari di consulenza e di assistenza sanitaria e socio-sanitaria in favore delle persone che vivono in condizioni di disagio, mediante il proprio sostegno e la semplificazione dell’accesso ai servizi a gestione diretta.
Nell’ipotesi di prestazioni ritenute urgenti, quali visite specialistiche o prestazioni di diagnostica strumentale non fruibili presso gli ambulatori della Caritas diocesana di Lecce, il medico di assistenza primaria o lo specialista di riferimento potrà richiedere l’ammissione del paziente alle strutture di accettazione della Asl, quali ad esempio i “Centri Screening”, il “COrO” (Centro di Orientamento Oncologico), il “DEA, Dipartimento di emergenza ed accettazione” o le eventuali altre previste per l’ingresso. Sulla base delle prescrizioni stabilite, le prestazioni urgenti verranno erogate dal presidio ospedaliero o dal distretto sociosanitario individuato nel rispetto del calendario, dei tempi e delle modalità previste per la popolazione generale per la medesima tipologia di servizio.
L’obiettivo di entrambe le parti, che hanno in comune la mission del bene comune è realizzare e potenziare l'integrazione socio-sanitaria, e fare buona prevenzione. “Un valore aggiunto - ribadisce Renna - per un investimento duraturo e vantaggioso per l’intera comunità diocesana. Infatti, come è scritto anche nel protocollo, si cercherà di attuare in tempi brevi, ulteriori forme di collaborazione con riferimento ad altri ambiti specifici, riferibili ad esempio a campagne vaccinali, a programmi di formazione, alla cessione di strumentazione medico-diagnostica, alla fornitura di medicinali”.
Dello stesso avviso anche Michele Carbotta, direttore sanitario Caritas, che segue gli spazi medici dell’Idria fin dalla nascita, all’inizio degli anni novanta, “per andare incontro alle necessità dovute al fenomeno dei flussi migratori dell’epoca, si ritiene felice per questo protocollo che rende ufficiale l’accordo ed auspica che nel tempo si riesca ad ampliare per quanto è più possibile gli ambienti logistici”.