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Quando don Alberto, parroco in Cavallino, mi ha proposto di buttare giù qualche riga in occasione dell’ordinazione presbiterale di don Gianmarco il mio pensiero è subito corso - in un nostalgico viaggio attraverso il tempo - agli anni del liceo.

 

 

Al “Giovanni Paolo II”, la bella scuola di Via Umbria nel rione Castromediano, di don Gianmarco mi ritrovai, infatti, compagno di classe. è lì perciò che ebbi modo di conoscere l’adolescente dalle fiere origini cavallinesi che oggi, dopo un lungo cammino di discernimento, si accinge a consacrarsi sacerdote.

Gli anni trascorsi hanno certamente trasformato - e formato - il ragazzino liceale che, fra le mille incertezze e domande che affollano l’ingarbugliato animo di ciascun adolescente, si apriva all’esplorazione del mondo adulto. Purtuttavia, sempre accompagnano don Gianmarco quella leggera giovialità e quella franca schiettezza che facilmente saranno balzate all’attenzione di quanti lo hanno fino a oggi conosciuto.

L’affetto per San Domenico di Guzman, il protettore della sua Cavallino, e l’attrazione per la spiritualità e il carisma dell’Ordine dei Predicatori da questi fondato, hanno però probabilmente contribuito a sapientemente mescere nel nostro don Gianmarco giovialità e franchezza con la propensione allo studio approfondito e puntuale. E insieme a ciò con la curiosità di conoscere non solo fatti e circostanze ma soprattutto le persone, attraverso un ascolto attento e comprensivo, rendendo così don Gianmarco disponibile a riconoscere in ciascuna e in ciascuno il riflesso della presenza di Cristo. Accanto a ciò credo opportuno far cenno all’attenzione che egli ha sempre riservato alla liturgia, alla pietà popolare, al dialogo sincero e franco anche con donne e uomini lontani dalla fede o con gli esponenti di altre confessioni. Sempre proteso alla ricerca di una chiave mai definitiva per portare il lieto annunzio pasquale a quanti abitano il tempo attuale.

Una certezza ha sempre brillato nella mente del nostro don Gianmarco: l’amore per la Madonna. Un amore semplice, spontaneo per la sua Madonna del Monte, che accomuna e unisce ancora più intimamente don Gianmarco alla gente della sua comunità di origine. Un amore tenero che, ponendolo alla scuola di Maria, lo ha formato alla vita di preghiera e all’intimità con il Signore Gesù, la via additata dall’Odegitria raffigurata nell’antica icona venerata sul monte presso il cimitero di Cavallino.

In Matteo 13,52, Gesù paragona lo scriba che è divenuto discepolo del regno dei cieli «a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Senza dubbio, come più volte confidato da egli stesso, don Gianmarco si è formato anche sull’esempio dei sacerdoti della sua Cavallino, preti per cui ha sempre nutrito stima e affetto: don Giuseppe Baldassarre, don Gino De Filippo e poi don Gaetano Tornese, don Alberto Taurino. Don Gianmarco ha saputo e saprà attingere da questo tesoro di testimonianze cose antiche, insegnamenti preziosi che contribuiranno a formare cose nuove: il suo consacrarsi prete, offerto al servizio del Signore e della sua Chiesa.

 

 

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