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Perché le benedizioni delle famiglie nelle case? È una raccomandazione che la Madre Chiesa fa ai suoi pastori.

 

 

Il raccomanda ai numeri 434 e 435: “Obbedienti al mandato di Cristo, i pastori devono considerare come uno dei compiti principali della loro azione pastorale la cura di visitare le famiglie per recar loro l'annunzio della pace di Cristo, che raccomandò ai suoi discepoli «In qualunque casa entriate, prima dite Pace a questa casa» (Lc 10, 5). I parroci, pertanto, e i loro collaboratori abbiano particolarmente a cuore la consuetudine di far visita ogni anno, specialmente nel tempo pasquale, alle famiglie presenti nell'ambito della loro giurisdizione. È un'occasione preziosa per l'esercizio del loro compito pastorale: occasione tanto più efficace in quanto offre la possibilità di avvicinare e conoscere tutte le famiglie”.

La pratica di benedire le famiglie durante la Quaresima e la Pasqua ha le sue radici nell'eredità del Concilio di Trento, e ancora oggi, quasi cinquecento anni dopo, continua a essere una parte significativa della vita di molte parrocchie italiane durante queste settimane.

In passato, questa benedizione annuale delle famiglie serviva a rafforzare il legame comunitario e a proteggere dalla diffusione di idee ereticali. Oggi, secondo il Benedizionale, questa pratica è considerata un'opportunità preziosa che i sacerdoti e i loro collaboratori dovrebbero prendere molto a cuore. È un modo per avvicinarsi e conoscere tutte le famiglie di una comunità territoriale.

Certamente, oggi non è così semplice come lo era decenni fa. In un contesto variegato come il nostro, caratterizzato da sistemi e ritmi di lavoro che spesso implicano una grande mobilità e svuotano interi quartieri durante il giorno, l'attività pastorale trova numerose difficoltà, specialmente nei quartieri dormitorio della città di Lecce e dei paesi circostanti. Tuttavia, rimane salda come un punto di riferimento nelle agende parrocchiali.

È importante liberare questa pratica da un tratto dominante, soprattutto presente nel passato, che la riduceva a un semplice gesto esteriore, quasi superstizioso. È per questo che il Benedizionale insiste nel precisare che "non si devono benedire le case senza la presenza dei loro abitanti". Il significato di questa consuetudine può essere compreso dalle parole con cui il sacerdote introduce il rito: "Con la visita del pastore - afferma appena varcato il portone d'ingresso - è Gesù stesso che entra in questa casa, portando con sé la sua gioia e la sua pace". L'annuncio della "pace" di Cristo è il cuore di questa iniziativa.

Non è un caso che la Chiesa esorti i parroci a considerare la visita alle famiglie come "uno dei compiti privilegiati della loro azione pastorale", seguendo il mandato del Signore che raccomandava ai discepoli: "In qualunque casa entriate, prima dite 'pace' a questa casa". Così, il primo saluto del sacerdote oggi è: "Pace a questa casa e ai suoi abitanti". Questi principi hanno radici nella Scrittura, poiché il Dio che liberò il popolo d'Israele dall'oppressione dell'Egitto e risuscitò suo Figlio "passa" attraverso il luogo più comune della vita quotidiana, la casa, per sostenere nel cammino di ogni giorno. Le intenzioni di preghiera riflettono il desiderio di invocare la "dolce presenza" del Signore e "la potenza dello Spirito" per riempire la casa. Inoltre, l'incontro del sacerdote con le famiglie diventa un'opportunità per un "discreto annuncio del Vangelo".

Così, il rito unisce la preghiera all'ascolto della Parola di Dio, che viene presentata attraverso brevi passaggi biblici. La benedizione annuale è anche un richiamo a riconoscere nel Signore "il principio e il fondamento su cui si basa e si consolida l'unità della famiglia". Viene indicata come icona la Sacra Famiglia, nella cui esperienza Cristo, insieme a Maria e Giuseppe, "ha santificato la vita domestica". Un segno tangibile di questa benedizione è l'aspersione con l'acqua benedetta. In alcune regioni della Penisola, questa pratica è ancora chiamata l'"acqua santa".

Questa benedizione rappresenta un'opportunità per ricordare il Battesimo, attraverso il quale il Signore "unisce la società domestica alla grande famiglia dello Spirito" e per "rinnovare" l'adesione a Cristo, come afferma il sacerdote durante il rito. È importante sottolineare che la benedizione annuale serve anche a rafforzare i legami con la parrocchia e a riflettere sul percorso comunitario.

 Tuttavia, essa vuole anche offrire la possibilità di valutare la vita spirituale all'interno delle mura domestiche, individuando le difficoltà e le sfide che la parrocchia è chiamata ad affrontare.

 

 

 

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