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Un grande abbraccio ecclesiale. Questo è il modo più bello per sintetizzare la giornata di ieri, 8 maggio, nella quale la Chiesa di Lecce si è stretta attorno al vicario generale don Vito Caputo nel venticinquesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale (8 maggio 1999).

 

 

A presiedere la solenne concelebrazione nella Cattedrale, trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Portalecce (RIVEDI), l'arcivescovo Michele Seccia: accanto a lui l'arcivescovo Luigi Pezzuto, il vescovo Cristoforo Palmieri e mons. Adriano Paccanelli, formatore di don Vito negli anni del seminario insieme ad un nutrito gruppo di sacerdoti e diaconi.

La celebrazione è stata animata dal coro diocesano, arricchito dagli strumentisti del Conservatorio "Tito Schipa" di Lecce guidati dal maestro Antonio Calabrese. Il servizio liturgico è stato prestato dai seminaristi del seminario arcivescovile guidati da don Mattia Murra.

È toccato a mons. Vincenzo Marinaci, vicario episcopale per la pastorale organica e il diaconato permanente, prendere la parola all'inizio della messa per formulare gli auguri a don Vito, sottolineando la preziosità del suo ministero nel presbiterio diocesano unita alla sua amabilità, qualità che lo rendono artigiano di comunione.

Ha detto: "Caro don Vito, fratello e amico insostituibile, come Chiesa diocesana e in comunione con il nostro amato pastore ci uniamo alla tua gioia per dire grazie al Signore che venticinque anni fa ti ha consacrato suo sacerdote; in questi anni abbiamo ammirato la tua preparazione,  la sensibilità del tuo cuore, il tuo essere uomo e sacerdote dell'ascolto, la tua attitudine a costruire fraternità; per questo desideriamo abbracciarti idealmente  e dirti che le nostre preghiere sono una unica voce che, salendo al Padre, domanda per te benedizione su benedizione".

È stato, tuttavia, un Seccia commosso e determinato a sottolineare, nell'omelia, il senso del celebrare il giubileo sacerdotale inteso come lode e ringraziamento a Dio che chiama, consacra e invia.

Belle le sue parole: "Caro don Vito, vivere una tappa tanto significativa della propria vita sacerdotale non è occasione per compiere bilanci quanto, invece, un momento propizio per andare al cuore del nostro ministero che è l'altare. È su quella mensa che il tuo sacerdozio ha avuto la sua sorgente, il suo nutrimento e avrà, certamente, il suo prosieguo. È su quell'altare che il Signore ti rende, ogni giorno di più, suo sacerdote, uomo reso capace di portarlo ai fratelli perché uomo che lo accoglie e lo vive".

Dalla fonte lo sguardo del pastore diventa ringraziamento personale per lo stile di vicinanza, di condivisione, di compassione con cui don Vito porta avanti la sua missione di primo collaboratore nel suo ministero episcopale. Mai sopra le righe, sempre docile e saggio, capace di essere un mediatore fidato nella azione pastorale.

Continua l'arcivescovo: "Don Vito, figlio e fratello caro, sceglierti come mio vicario generale è stata una decisione giusta e ponderata: in questa celebrazione, dunque, sento di doverti ringraziare per la sintonia che c'è tra noi, per ogni decisione frutto di tanta meditazione e discernimento e perché sei un anello prezioso di congiunzione tra me e il presbiterio: non un sostituto ma un anello che congiunge il vescovo ai sacerdoti e i sacerdoti al proprio vescovo".

Cosa, allora, augurare ad un ministro dalla condotta così esemplare? Certamente, senza voler fare l'esaltazione della persona, l'auspicio della chiesa leccese è che don Vito possa conservare l'entusiasmo e la gioia del ministero, quella che lenisce le fatiche, ridona vigore e infonde fiducia, sempre sotto lo sguardo di Maria.

Ha concluso Seccia: "Ti affidiamo a Maria, la donna del ‘sì’: sia lei a darti la consapevolezza di poter dire in ogni momento  il tuo sì al Signore che, in te, continuerà a fare grandi cose".

Prima della benedizione finale e del canto del Regina Coeli è stata la volta dei ringraziamenti di don Vito che, a mo' di partage vocazionale, ha ripercorso la sua vita sacerdotale presentando al Signore persone, incarichi e situazioni che lo hanno reso il presbitero che oggi è.

Così don Vito: "Il vero protagonista di oggi è Cristo, unico sommo ed eterno sacerdote a cui va il mio grazie nonostante le mie fragilità e i miei ritardi. Vorrei ringraziare la mia famiglia per il sostegno e l'amore con cui mi sostengono.  Grazie alla Chiesa nella persona dei vescovi (mons. Ruppi, mons. D'Ambrosio e ora mons. Seccia) che mi hanno affidato numerosi incarichi in questi primi venticinque anni. Vorrei salutare le comunità che ho guidato come parroco: la comunità dello Spirito Santo in Lequile e quelle di San Pio X e della Cattedrale (mia attuale comunità) in Lecce; il grazie si fa abbraccio orante per i miei formatori del seminario, per il parroco che mi ha battezzato e per quello che mi ha guidato negli anni di formazione (don Gino Scardino) oltre che per tutti i confratelli che questa sera mi hanno onorato della loro presenza. Di tutti mi ricordo all'altare santo e a tutti chiedo di accompagnarmi con la loro preghiera".

La lettura della benedizione papale, la foto di rito e il taglio della torta nel salone dell'episcopio hanno consegnato questo

giorno all'album dei ricordi preziosi di vita diocesana.

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

 

 

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