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Nell’album dei ricordi di un sacerdote il primo incarico pastorale ricevuto dal vescovo ha sempre un sapore particolare: questo, tuttavia, non significa che i successivi servizi affidatigli abbiano minore importanza ma ha a che fare con la ricchezza e la freschezza ministeriale che iniziano ad essere messe a disposizione del popolo di Dio.

 

 

Unirsi, dunque, al rendimento di grazie del vicario generale don Vito Caputo che loda, benedice e ringrazia il Signore per i venticinque anni di ordinazione presbiterale, vuol dire riavvolgere il nastro dei ricordi per ri-andare, mente e cuore, a quando il giovanissimo don Vito fu inviato come viceparroco a San Lazzaro a collaborare con l’allora parroco don Giovanni Buttazzo.

Erano anni in cui l’intero quartiere, insieme alla stessa comunità parrocchiale, si avviavano ad un importante mutamento sociale, culturale e pastorale: e in questo tempo, del tutto singolare, don Vito non solo collaborò al ministero del parroco ma fu lui in persona - con il valido aiuto di don Carlo Calvaruso allora segretario dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi - a guidare la comunità e a consegnarla, ormai ventidue anni or sono, al suo attuale pastore mons. Pierino Liquori.

In occasione del suo giubileo sacerdotale, allora, questa porzione di popolo di Dio, ancora grata per quanto quel giovane presbitero ha saputo donarle, ha sentito il bisogno di fare corona a colui che oggi è il primo collaboratore dell’arcivescovo Michele Seccia.

E così ieri sera, nei primi vespri della Solennità dell’Ascensione del Signore, don Vito ha presieduto l’Eucaristia con la comunità parrocchiale di San Lazzaro: hanno concelebrato con lui il parroco don Pierino e il vicario parrocchiale don Federico Andriani. I canti sono stati eseguiti dal coro parrocchiale diretto dalla maestra Franca Cappelluti e impreziosito dalla presenza del violinista Domenico Gigante e del soprano Francesca Mazzeo e il servizio all’altare è stato curato dai ministranti della parrocchia.

A fare gli onori di casa, all’inizio della messa, un emozionato don Pierino, legato a don Vito da fraternità e amicizia ventennali, le stesse che hanno consentito a quest’ultimo di sceglierlo come confratello a cui affidare confidenze, slanci, ansie e preoccupazioni.

Proprio don Pierino ha voluto sottolineare il forte legame di don Vito con Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote a cui va la lode in una ricorrenza tanto importante quale è il venticinquesimo anniversario di ordinazione sacerdotale.

Così mons. Liquori: “Caro don Vito, con emozione e gioia grandi uniamo le nostre voci alla tua per dire grazie a Gesù che venticinque anni fa ti ha scelto e consacrato suo servo: in questo lungo tempo abbiamo imparato ad apprezzare la tua amabilità, la tua preparazione, il tuo essere innamorato di Cristo e della Chiesa. Questo amore è risultato visibile nell’accettazione obbediente di quanto i nostri vescovi diocesani ti hanno chiesto in questi anni: certamente non sempre è stato facile obbedire ma tu con il tuo cuore sacerdotale lo hai fatto con amore, donandoti senza riserve. In questa celebrazione, oltre a ringraziare Lui, il Signore, per quanto ti ha donato, vogliamo ringraziare te per tutte le volte in cui ci hai portati a Lui. Il nostro grazie, allora, diventa preghiera a Dio perché continui a custodirti nel suo amore e tu possa continuare a lasciarti amare da Lui”.

Prendendo, quindi, spunto dal Vangelo, don Vito ha voluto sottolineare due tratti grandi del sacerdote che non è mai soltanto uomo di azione se non a partire da una relazione intima, viva e vivificante con il Signore Gesù.

Ha detto: “provo a rileggere la mia vita ministeriale alla luce dei due verbi che compaiono all’inizio del brano che abbiamo ascoltato: andare e proclamare. Cosa è il ministero di un prete se non comprendere di essere stato voluto dal Signore per vivere la comunione con lui e poi per essere un itinerante che proclama, per consentire a lui di convertire? Ecco come amo sintetizzare questo tempo che, sembra essere lungo, ma che in realtà è trascorso velocemente: un segmento di storia in cui rispondendo alla chiamata si Gesù ho accettato di mettermi in cammino lì dove egli mi ha inviato per annunciare solo ed esclusivamente lui, segreto della mia vita e della vita di ogni uomo”.

Entrare in questa progettualità di vita, consente al presbitero di non focalizzarsi tanto sulle sue competenze o sulla sua bravura, quanto suo prendere coscienza che, nella misura in cui egli si abbandona a Dio, saprà compiere grandi cose.

Ancora don Vito: “Gesù, nella Parola che abbiamo accolto, ci ha parlato di segni grandi che vengono per chi crede in lui. Il sacerdote, allora, è innanzitutto chiamato a rafforzare la sua fede, ad essere più credente, a rimettere ogni giorno Gesù al centro della propria vita e del proprio ministero e in tal modo vedere che quanto egli compie non diventa strumento per accrescere la sua fama ma occasione propizia per sentirsi ancora più servo, utile al Signore per continuare a scrivere la storia della salvezza”.

Al termine della celebrazione la comunità ha voluto abbracciare don Vito con un piccolo momento di festa organizzato in suo onore: il taglio della torta augurale, il brindisi, la consegna di un dono e la foto di gruppo hanno permesso a don Vito di aver la certezza d’essere nel cuore di quella gente che non lo ha mai dimenticato e che, seppur lontana solo fisicamente, continua a sostenerlo con l’affetto e la preghiera.

 

Photogallery a cura di Luigi Lolli.

 

 

 

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