Anche una rappresentanza della diocesi di Lecce ha partecipato all’assemblea regionale dei catechisti svoltasi a Bari sabato scorso.
Della “spedizione” facevano parte il direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, don Stefano Spedicato, alcuni membri dell’equipe diocesana e i coordinatori dei catechisti di diverse parrocchie. Insieme hanno vissuto il clima fraterno che si è creato tra tutte le diocesi di Puglia presenti, consolidando un legame di collaborazione e condivisione già sperimentato in altre occasioni di incontro regionale e che, ogni volta, rinnova l’esperienza bella di essere Chiesa.
“Credo che si tratti di essere capaci di decidere cosa del mondo vecchio vogliamo portare fino al mondo nuovo, cosa vogliamo che si mantenga intatto pur nell’incertezza di un viaggio oscuro. I legami che non vogliamo spezzare, le radici che non vogliamo perdere, le parole che vorremmo ancora, sempre pronunciare e le idee che non vogliamo smettere di pensare. È un lavoro raffinato, una cura, nella grande corrente mettere in salvo ciò che ci è caro. È un gesto difficile perché non significa mai metterlo in salvo dalla mutazione, ma sempre nella mutazione. Perché ciò che si salverà non sarà mai ciò che abbiamo tenuto a riparo dai tempi ma ciò che abbiamo lasciato mutare perché ridiventasse se stesso in un tempo nuovo”. Con queste parole di Alessandro Baricco, il segretario della Commissione regionale per la dottrina della fede, l'annuncio e la catechesi, don Francesco Nigro, ha aperto i lavori dell’assemblea regionale dei catechisti con i vescovi di Puglia, riferendosi al mondo della catechesi quale un cantiere sempre aperto in cui siamo chiamati ad “abitare con fiducia e speranza la Galilea delle genti di oggi”, un processo in continua evoluzione, rivolto non solo a bambini e ragazzi, ma a tutti i battezzati e ai cercatori di Dio.
Il messaggio consegnato invece da mons. Francesco Neri alle oltre mille presenze ha riguardato tre aspetti che devono delineare la figura di un catechista, il quale deve essere un innamorato di Gesù, capace di donare generosamente il proprio tempo non in “cose da fare, ma in persone da incontrare”, testimone credibile di una Chiesa Sacramento, che rende visibile ciò che è invisibile. Il presidente della Commissione ha introdotto così il momento di preghiera con l’arte guidato da don Francesco Simone, che ha proposto un interessante commento al brano evangelico “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato” (Gv 10,9), analizzando il portale maggiore della concattedrale di Bitonto e offrendo una profonda riflessione sul passaggio dal buio alla luce che si realizza nell’incontro con il Cristo, la vera porta. A seguire è stato apprezzato l’interessante e piacevole dibattito tra il mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino, e mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, moderato da Gennaro Ferrara di Tv2000 che, dopo aver lanciato delle provocazioni e invitato a esaminare e approfondire il tema dei cambiamenti della nostra epoca, ha ripreso l’immagine della bussola per consegnare quattro punti cardinali condivisi dai due ospiti: la necessità di una catechesi che accompagni la persona nei suoi passaggi di vita e nel divenire della sua esperienza quotidiana; l’avere cura della qualità della proposta; il ritrovarsi per condividere la propria esperienza di fede; la promozione di comunità cristiane che ridiventino luoghi di relazioni autentiche.
Momento culminante della giornata è stata la presentazione con la successiva consegna della Lettera dei Vescovi e dei direttori degli uffici catechistici (LEGGI). Il documento, rivolto a ogni catechista, intende sollecitare la propria vocazione battesimale e declina, in modo semplice ed efficace, i verbi abitare, annunciare, iniziare e testimoniare, già indicati come orientamento per l’annuncio e la catechesi nel testo Incontriamo Gesù del 2013. La lettera, frutto di un lungo e attento lavoro regionale, mira a sostenere l’impegno personale di ogni catechista, affinchè possa migliorare il suo servizio, in una sempre più consapevole risposta alla sua chiamata.
In linea con l’attenzione significativa che si vuole dare alla varietà dei nuovi linguaggi, privilegiando l’arte, la narrazione, la drammatizzazione, particolarmente toccante è stata la testimonianza personale di Christian Di Domenico che, valorizzando la sua identità di attore, ha saputo mettere sapientemente in scena l’intreccio della sua vita con quella di don Pino Puglisi, consegnando, in uno stile immediato e nel contempo ricercato, preziosi frammenti di esperienze condivise insieme, nella ferialità, tenuti insieme dal tema del perdono che “non significa mostrarsi debole, ma essere capace di amare”.
Dopo l’intenso momento, mons. Giuseppe Satriano, presidente della Conferenza episcopale pugliese, ha espresso gratitudine a tutti i presenti e, prendendo in prestito un’espressione dallo spettacolo appena concluso, ha invitato a “fare il passo, senza perdere l’esistenza a pensare” e superare la paura dell’annuncio del Vangelo.