È stato un cammino di incontro, di scambio di esperienze, di ascolto verso persone abitualmente lontane dai circuiti parrocchiali. Questo il percorso del Cammino sinodale nelle Chiese di Puglia raccontato dal presidente della Conferenza episcopale pugliese, mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto.
Dopo tre anni quale bilancio si può fare del cammino sinodale nelle diocesi pugliesi?
Anzitutto è stata un’occasione provvidenziale per far ripartire la vita delle comunità cristiane in concomitanza con la fine della pandemia. Ha fornito il giusto slancio al desiderio di tornare a camminare insieme e la possibilità di riunirsi con modalità nuove, oltre le abituali dinamiche di gruppo. L’incontro tra generazioni diverse ha prodotto un fecondo scambio di esperienze ed una fotografia più ricca delle comunità stesse e del desiderio di essere presenze significative a partire dalla novità del Vangelo. La riflessione prodotta ha poi delineato un orizzonte condiviso di indicazioni per il rinnovamento a più livelli di pratiche pastorali e organizzative, nonché ha avviato i relativi processi di trasformazione.
In questi anni, come si sono mosse le parrocchie pugliesi? Sono riuscite a organizzare le assemblee parrocchiali o altro per coinvolgere i fedeli?
La quasi totalità delle parrocchie si è lasciata coinvolgere dall’esperienza dei tavoli sinodali, gustando una modalità di confronto positiva e arricchente. Da quasi tutte è emerso il desiderio di continuare a utilizzare questa dinamica, soprattutto all’interno delle assemblee parrocchiali e dei Consigli Pastorali. Si sono inoltre sperimentate altre forme di ascolto verso persone abitualmente lontane dai circuiti parrocchiali: malati e anziani, poveri serviti dalle Caritas parrocchiali e dalle mense, detenuti presso la Casa Circondariale e il Carcere Minorile, disabili e persone con ritardi cognitivi, alunni delle scuole di ogni ordine e grado, gente comune per strada. Esperienze queste che chiedono di strutturarsi in forma stabile di attenzione e contatto con i diversi territori.
Come vescovo presidente della Cep, cosa si attende da questi assemblee sinodali che si terranno a Roma?
Porto in me la preoccupazione che ci hanno consegnato le persone coinvolte in questa esperienza: che il tutto non rimanga sul piano della riflessione e delle buone intenzioni. Se l’obiettivo primario era quello di vivere l’esperienza di una Chiesa che cammina insieme, va ribadito che sono anche emerse diverse istanze di rinnovamento che delineano direzioni chiare e condivise per questo cammino. Ora è tempo di indicare i primi passi concreti da muovere insieme, per dare seguito a quanto fin qui emerso, che diano la misura di un ascolto reale ed efficace. Certamente occorrerà priorizzare e calendarizzare le diverse istanze, ma è fuori di ogni dubbio che ora si attendono le prime scelte praticabili.