La Visita Pastorale a Giorgilorio è stata una festa di sguardi, di gioia condivisa con grandi e piccini, di momenti di preghiera e di intensa emozione.
Il filo conduttore è stata la frase che l’arcivescovo Michele Seccia ha pronunciato durante la celebrazione eucaristica di venerdì scorso: “la Visita Pastorale è l’esperienza più bella che il vescovo può fare come vescovo. Egli viene a visitarvi per incontrare la comunità, non nelle feste solenni, ma in giornate ordinarie”. Questo ha scaldato i cuori e ha “svelato” tutta l’umanità del pastore che, raccontandosi con sincerità disarmante, ha permesso di essere conosciuto nelle sue fragilità, nelle vicende di bambino e di salute e anche nei dolori, come quando ha raccontato, ai piccoli della catechesi, della morte del suo papà. Sabato pomeriggio i bambini e i ragazzi, con le loro famiglie, lo hanno incontrato con una festosa accoglienza fatta di canti, preghiera, sventolio di bandierine, domande curiose e un foglio di “edizione straordinaria”. La spontaneità dei bambini ha reso tutto bello e familiare, come durante l’assemblea con gli operatori pastorali, i quali hanno avuto l’occasione di cenare con Sua Eccellenza, in un clima di fraternità.
Un momento particolarmente intenso è stata la Visita presso le scuole dell’infanzia e primaria presenti sul territorio. Il desiderio del presule, accompagnato dal parroco don Gianni Ratta, di instaurare un legame profondo con i bambini e il grande amore per i piccoli era palpabile ed essi lo hanno ricambiato con entusiasmo e trasporto. Per tutti ha avuto un abbraccio, un buffetto affettuoso, un incoraggiamento, una parola di padre. Molti hanno desiderato vivere con lui il sacramento della riconciliazione, ha visitato i malati, portando loro la carezza di Gesù e il suo sguardo risanatore. Gli occhi lucidi hanno parlato da sé e hanno rivelato un cuore toccato dalla grazia.
Domenica mattina il presule ha piantumato un ulivo, albero di origini antichissime, secolare e maestoso, simbolo di forza, tenacia e amore eterno, proprio come quello di un padre per i propri figli, metafora della cura che l’arcivescovo pone alla porzione di Chiesa affidatagli e, in questo caso, per la comunità di Giorgilorio. “Piantare un albero, significa generare speranza” ha detto l’arcivescovo ed ha affidato la cura dell’ulivo e del carrubo soprattutto ai bambini e ai ragazzi, futuro della comunità.
Culmine della “tre giorni” è stata la solenne celebrazione eucaristica di ieri. La comunità ha intimamente gioito di un momento di fede molto bello, in cui grandi e piccoli hanno ascoltato la Parola di Gesù, sentendosi fratelli, in virtù del dono del Battesimo che ci lega indissolubilmente.
“Non dimenticate di pregare per me” è stato l’ultimo, accorato appello del pastore al suo popolo che non verrà, sicuramente disatteso, visto il forte legame creatosi con le persone.
“Grazie Padre Michele della sua instancabile tenacia, del suo amore per ciascuno di noi e per Gesù. La porteremo nel cuore per sempre”.