«Ascoltiamo insieme; insieme condiscepoli, nell'unica scuola, apprendiamo da Cristo, il solo Maestro»: sono parole di Sant’Agostino con le quali richiama come vescovo e popolo, insieme, camminino nella sequela di Gesù (Discorso 340/A).
Parole che sembrano disegnare il cammino percorso da mons. Michele Seccia, negli ultimi cinque anni, alla guida della Chiesa di Lecce. Anni significativi e anche non semplici, perché segnati dal periodo faticoso e complesso della pandemia, ma contraddistinti da tre snodi esistenziali: ascolto, prossimità, servizio.
«Ascolto», del resto, è stata la parola chiave che ha contraddistinto l’inizio del suo ministero episcopale tra noi, come risalta dalla prima lettera pastorale «Ascolta popolo mio» (2019), delineandolo e proponendolo come stile di vita e forma di pensiero, itinerario di comunione con Dio e con gli altri. In tale slancio emerge il tratto della prossimità, sintetizzato nella incisiva e ricorrente espressione nel magistero di mons. Seccia: «dalla mensa eucaristica, alla mensa domestica». Una prossimità alimentata dalla prossimità di Dio nel vincolo dell’Eucaristia che libera energie di condivisione e solidarietà nella comunità cristiana, aprendola e proiettandola verso tutti coloro che incontra lungo le strade dell’esistenza, in particolare gli ultimi e i più emarginati, per essere riflesso, in certo qual modo, della cura di Dio stesso verso ogni persona.
Nella seconda lettera pastorale «Chi spera in Dio non resta deluso. La forza della speranza» (2020), tale invito a riscoprire la prossimità come spazio aperto dell’incontro in cui ritrovare coraggio ed impegno, è stato una sorta di basso continuo nel camminare insieme come comunità ecclesiale. Una prossimità che possa accompagnare i vissuti dei molti che abitano questo mondo e questa realtà e che con naturalezza diventa servizio al bene comune, dialogo autentico e creatività dell’annuncio in fedeltà alla Parola.
Ascolto, prossimità e servizio, dunque, come elementi caratteristici di quella cultura della vocazione che alimenta e può sostenere l’esistenza di ogni battezzato, consapevole della sua chiamata al dono di sé. Da qui l’impulso dato da mons. Seccia alle varie iniziative di carità e di promozione della crescita personale, alla pastorale vocazionale come anche alla formazione culturale attraverso l’Istituto superiore di scienze religiose “don Tonino Bello”, che ha sede in Lecce.
Questo sguardo grato sul cammino percorso insieme, diventa un fare memoria con fiducia verso il futuro, nella certezza della presenza di Dio in mezzo a coloro che - aperti all’ascolto della sua voce - fanno spazio all’accadere sempre nuovo di un amore che risana, incoraggia e non cede alla tentazione della rassegnazione sterile. Uno sguardo di speranza che guarda al di là di se stesso.
*direttore Istituto superiore di scienze religiose “don Tonino Bello” - Lecce