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L’estate è ormai finita, si avvicina la festa dei Tabernacoli. Rientrato a Cafarnao, Gesù alterna momenti di incontro con le folle e dialoghi con i suoi amici.

 

 

Un pomeriggio, Gesù fa loro comprendere la forza della preghiera assicurando che sarebbe sempre stato presente tra quanti si fossero riuniti nel suo nome: “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Ripete le ragioni profonde della sua venuta: “Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda”.

 

 

Gli apostoli si guardano l’un l’altro con aria interrogativa. Pietro si avvicina al Maestro e gli dice: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. Gli risponde: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. Cioè sempre. Proprio come fa Dio. E a chi è inondato di misericordia è chiesto di guardare allo stesso modo il fratello o la sorella. Non si può chiedere a Dio di essere perdonati e poi chiudere il cuore al fratello che chiede perdono.

 

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