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Mentre Gerusalemme si svuota e le carovane sono già in marcia, Gesù riprende a predicare nelle vicinanze del Tempio.

 

 

Dice: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. La sua missione è universale, è venuto al mondo anche per le altre pecore, per quelle di altri “recinti”, per i lontani.

Pochi giorni dopo Gesù e i suoi si rimettono in cammino, sostano a Betania, uno dei presenti si alza e si avvicina a lui. È un dottore della legge che vuole interrogarlo e metterlo alla prova. Chiede: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù guardandolo risponde con un’altra domanda: “Che cosa sta scritto nella Legge?”. Quello risponde: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. Ma allo scriba non basta. E volendo giustificarsi, dice a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù lo fa sedere accanto a sé.

 

 

Quindi prende a raccontargli una parabola: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto...”. “Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: ‘Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Un sacerdote e un levita, due notabili che passano oltre. Nessuno dei due si muove a pietà al punto da prendersi cura di lui. Lo fa il meno “religioso” dei tre, un mercante samaritano, appartenente a un popolo esecrato, con il quale i giudei non volevano aver nulla a che fare. “Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli dice: “Va’ e anche tu fa’ così”.

 

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