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L’Azione cattolica di Lecce celebra in queste ore la XVIII Assemblea diocesana che eleggerà il nuovo consiglio e il nuovo presidente diocesano.

 

 

Il momento assembleare è un’espressione della democraticità dell’associazione, puntualmente manifestata con la votazione da parte dei delegati parrocchiali per il rinnovo delle cariche elettive. Segnare il cammino con un nuovo slancio apostolico nel solco del percorso sinodale della Chiesa diocesana, italiana e universale è l’impegno dell’Azione cattolica che da sempre condivide pienamente con i pastori la passione evangelizzatrice e lo sforzo di comunione ecclesiale.

L’occasione mi sollecita a dire una parola di gratitudine al consiglio uscente e, soprattutto, al presidente Mauro Spedicati che lascia l’incarico dopo due trienni, ma in realtà, dopo sette anni di servizio generoso e diuturno. L’apprezzamento nei suoi confronti - ed è anche il pensiero dell’arcivescovo Michele Seccia - è grande, non solo per la competenza e la preparazione che lo contraddistinguono, ma anche e soprattutto per la sua dedizione all’associazione che ha servito senza mai trascurare gli impegni e riuscendo sempre a contemperare con il suo lavoro di professionista e con le varie relazioni sociali, anche negli ultimi anni quando ha portato a compimento, con il matrimonio, il progetto di Dio di formare una nuova famiglia con Miriam.

Abbiamo sempre ammirato la serietà con cui ha affrontato i problemi che di volta in volta si presentavano e nei confronti dei quali cercava serenamente e con avvedutezza le soluzioni più opportune, non lasciandosi coinvolgere mai nel particolarismo inconcludente. Serietà, ma anche affabilità, simpatia, cordialità, gentilezza e autenticità di vita. Del resto, sappiamo bene che le virtù umane sono il presupposto necessario e fondamentale per una incisiva azione e per vivere in maniera proficua ed efficace la propria missione in ogni ambito.

Chi si è formato nell’Azione cattolica ed ha condiviso con essa un tratto della propria vita, ha imparato da subito l’amore alla Chiesa della quale si sente membro attivo e nella quale si pone in piena corresponsabilità avendo appreso e condiviso l’irrinunciabile ecclesiologia conciliare.

Mauro lascia un incarico (come gli altri amici: vice-presidenti, responsabili, consiglieri) ma l’Azione cattolica che ha presieduto in questi anni rimarrà sempre la sua (come anche la nostra) scuola di vita cristiana, di fede, di amore, di sinodalità, una palestra permanente per tutti.

Da oggi sarà “emerito” come Massimo, come Salvatore, come Tonio, come Maria Rita, come Lucio e tutti gli altri che lo hanno preceduto e che non ci sono più…; ma è bello e suggestivo interpretare questo aggettivo-sostantivo come amava trasformarlo un presule di nostra conoscenza, oggi nella pace dei giusti: “emerito”, cioè “ricco di meriti”. Grazie, Mauro.

 

 

*assistente unitario diocesano di Azione cattolica

 

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