L'Apostolato della preghiera rappresenta una delle forme più profonde e diffuse di impegno spirituale all'interno della Chiesa cattolica.
Si tratta di un cammino di preghiera e testimonianza che coinvolge fedeli di ogni età e condizione sociale, unendoli in un'unica missione di intercessione per il mondo intero. Un incontro diocesano dell’Apostolato della Preghiera “Per chi ha perso un figlio”, si terrà domani 15 novembre alle 16 presso il Centro di pastorale e cultura “San Giovanni Paolo II” a Lecce.
Ma che cosa significa esattamente Apostolato della preghiera? E come si può vivere non solo come un'azione privata, ma anche come una missione condivisa?
«L'Apostolato della preghiera non vive come un'azione privata ma deve essere un gruppo di persone che fa rete, con tutti gli altri gruppi parrocchiali, movimenti, aggregazione laicali condividendo nello stesso tempo un momento di testimonianza. Si fa rete nella preghiera, nella testimonianza, nella condivisione», chiarisce don Alberto Taurino, responsabile del movimento.
Il movimento dell'Apostolato della preghiera affonda le sue radici nella spiritualità di molti santi e mistici, che hanno compreso il valore straordinario della preghiera come mezzo per costruire il Regno di Dio sulla Terra ed in questo senso la preghiera diventa uno strumento potentissimo di amore, di servizio e di comunione:
«Il Papa invita tutti i fedeli ad impegnarsi nell'Apostolato della preghiera - continua don Alberto -, in modo che la gente si senta custodita e protetta da coloro che ogni giorno rinunciano a qualcosa di importante per poter pregare con gli altri e per gli altri. Il significato profondo della rete mondiale di preghiera per il Papa è quello di essere apostoli zelanti della preghiera. Mettere al centro Gesù in comunione con i fratelli».
La preghiera, infatti, non solo permette di entrare in comunione con Dio, ma diventa anche un canale attraverso il quale si può ricevere consolazione e speranza. Nei momenti di tribolazione, quando la solitudine e l'angoscia sembrano sovrastare, la preghiera ci invita a ricordare che non siamo mai veramente soli. È una forma di dialogo con Dio che ci permette di esprimere il nostro dolore, ma anche di aprirci alla sua luce e misericordia, che possono lenire le ferite del cuore: «La preghiera asciuga le lacrime, abbraccia, bacia, dà la giusta consolazione, perché come Gesù nell'episodio della vedova di Nain, nel vangelo di Luca, possiamo aiutare una persona ad attraversare il suo dolore aprendosi alla speranza che i nostri cari, come dice papa Francesco, "non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza che essi sono nelle mani buone e forti di Dio”», commenta don Albero Taurino. Ella domanda: Quali parole di speranza ci offre la fede cristiana per affrontare il dolore della perdita di un figlio? Conclude: «La morte di una persona cara specialmente se si caratterizzata da un rapporto tenero affettuoso, è sempre straziante, ma lo è in maniera incomparabile quando si tratta di un figlio. La morte di un figlio incrina profondamente la voglia di vivere e la stessa fede in Dio. Di fronte a un dolore così grande può essere di aiuto la testimonianza di chi vi è passato e ha deciso di comunicare la propria esperienza, perché possa trovare beneficio in altri. Ripiegarsi su di sé non riporta in vita chi ci ha lasciato e ci impedisce di accorgerci che ci sono altre persone che hanno bisogno di noi. La solidarietà con il dolore altrui aiuta a vivere in maniera differente il proprio dolore. La fede rimane un dono grande, ci ricorda che coloro che amiamo li incontreremo di nuovo, per sempre, senza più lacrime, né lutto, né dolore».
Così, mentre la sofferenza fa parte della nostra esperienza umana, la preghiera ci invita a guardare oltre il dolore, verso una speranza che non delude, ancorata nella certezza dell'amore di Dio che ci accompagna sempre.