Aver cura dei poveri non è comunismo, è Vangelo: per Papa Francesco prendersi cura di chi è povero, di chi soffre nel corpo e nello spirito e di chi è nel bisogno è Parola di Dio.
D’altra parte l’attività economica, nell’essere “nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti”, è “parte imprescindibile del suo servizio al bene comune” (Laudato Sì, 129). Il denaro è importante, soprattutto quando non c’è e da esso dipendono le necessità della persona: cibo, salute, istruzione e futuro dei figli. Ma diventa idolo quando si trasforma in fine!
In questi nostri tempi, che i mercati contino più delle persone è un dato evidente. Si tratta dell’economia malata di cui parla Francesco! Un sistema, che mette al centro il denaro e il profitto, genera lo scarto di chi non è funzionale al sistema stesso: anziani, bambini, poveri e, ora, anche i giovani!
Sul solco dei suoi ultimi predecessori, il Pontefice insiste sul principio di fraternità che deve trovare un posto adeguato dentro l’agire di mercato e non fuori, come vuole il ‘capitalismo compassionevole’.
Il mercato non è solo un meccanismo efficiente di regolazione degli scambi. È soprattutto un ethos che induce cambiamenti profondi nelle relazioni umane e nel carattere degli uomini che vivono in società.
Francesco, quando parla di un’economia al servizio dell’uomo, intende un’economia che promuova l’uomo, che non abbia come finalità principale il profitto, cioè l’interesse personale di pochi, ma che abbia il senso del bene comune, cioè il bene di tutti e di ciascuno (Davos, 20 gennaio 2017).