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C’è da chiedersi se sia eticamente giusto che chi si trova verso il fondo della gerarchia sociale, pur migliorando la propria posizione di benessere, veda aumentare la distanza che lo separa dal gruppo sociale che è all’apice.

La povertà assoluta e la diseguaglianza sono cose diverse. La globalizzazione ha certamente diminuito la povertà assoluta, ma ha accresciuto in modo preoccupante i poveri relativi.C’è da chiedersi se sia eticamente giusto che chi si trova verso il fondo della gerarchia sociale, pur migliorando la propria posizione di benessere, veda aumentare la distanza che lo separa dal gruppo sociale che è all’apice. La povertà assoluta e la diseguaglianza sono cose diverse. La globalizzazione ha certamente diminuito la povertà assoluta, ma ha accresciuto in modo preoccupante i poveri relativi.
Una evoluzione contemporanea di questa visione è nel movimento internazionale, Economia di Comunione, nato il 29 maggio 1991 da un’intuizione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. L’Economia di Comunione, che coinvolge le diverse forze economiche, ha circa 800 imprese che vi aderiscono nei 5 continenti con l’impegno a generare nuova ricchezza, sradicando la miseria e l’ingiustizia sociale per contribuire ad edificare un sistema economico e una società di comunione. 
La finzione dell’homo oeconomicus allontana dal bene comune. Il modello teorico che isola l’uomo, interpretandolo solo come essere razionale, lo conduce ad una incomunicabilità di fondo che esclude il rapporto con gli altri e con l’ambiente. 
La lettura cristiana dell’economia permette all’uomo di rintracciare e percorrere le strade più opportune per una vera crescita. 
“Se in qualche momento ci sentiamo tristi, stiamo male, abbattuti, vi invito a guardare il volto di Gesù crocifisso. Nel Suo sguardo tutti possiamo trovare posto” (Papa Francesco, Parque de los Samanes, Guayaquil Ecuador, 6 luglio 2015).

 

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