Lino Banfi all’Unesco, non sorprende, non scandalizza, non meraviglia e il personaggio è sicuramente sincero e trasparente. “Non sono un giullare di corte – ha dichiarato - mi sento Lino di Mameli e vorrei Canosa di Puglia patrimonio dell’umanità”. Tutto qui. Ne abbiamo viste di peggio.
Ma il gesto politico va capito e valutato.
La trasgressione e il perbenismo stanno insieme in questa scelta che sicuramente funziona come cortina fumogena capace di distrarre e di distogliere. Salvini se n’è subito accorto e pare che non abbia molto apprezzato; a lui non piace perdere il primo piano in tv. La risata, il sorriso, il travestimento, la burla rubano sempre il centro della scena, e impediscono di guardare altrove. E in questo altrove c’è molto di più.
Quando la trasgressione si allea al perbenismo si ottiene un input sociale che depotenzia il senso di responsabilità.
In un clima segnato dal “tutto è possibile”, si riduce la capacità di interrogarsi su quel che sta accadendo. Si spengono i riflettori persino sulle tragedie del mare. Dieci, cento, trecento... non sappiamo più quante sono le persone inghiottite da quel mare che bagna le nostre coste. Dovremmo urlare indignazione e rabbia per tutte queste morti. Niente. Ci basterà trastullarci con… Lino di Mameli.
In questi giorni è tornato in Patria un terrorista assassino, Cesare Battisti, e ne abbiamo fatto - a sua insaputa - il protagonista di uno show. E, invece ci sarebbero - anzi, ci sono - tante urgenti domande da porre: possiamo almeno sapere perché mai da anni polizia e magistrati siciliani, pur conoscendo i volti, i nomi e i recapiti degli scafisti più crudeli non hanno ancora fatto nulla di efficace per la loro cattura? Su questo punto possiamo aprire un dibattito o dobbiamo semplicemente portare tutto in discarica, là dove inesorabilmente conducono trasgressione e perbenismo messi insieme?
Banfi all’Unesco, passi; ma perbenismo e trasgressione soffocano la responsabilità e questo non possiamo, anzi, non dobbiamo permetterlo.