Si è concluso Sanremo; ma non sarà facile cancellarlo dalla memoria. Non perché abbia fornito prodotti meritevoli di attenzione. Anzi, ha deluso per molti aspetti.
Questa volta, però, è davvero molto alta la probabilità che del festival si torni a parlare, anche a lungo, … nelle aule di tribunale.
Non sarebbe la prima volta. Ad ogni edizione la festa sanremese lascia uno strascico di polemiche, di accuse e di rancori anche profondi.
Questa volta però c’è un intreccio di questioni che messe insieme possono risultare davvero sgradevoli e pericolose.
La prima questione: il plagio. Non più soltanto qualche vistosa citazione (espressione elegante, per non dire copiatura) fra le note delle canzoni in gara; ma un vero e proprio disinvolto, straripante costume.
Fra sketch, battute, gag e siparietti, diventa difficile trovare qualcosa di originale, tanto che Il Fatto Quotidiano ha titolato: Festival copia e incolla. E questo sarebbe grave, ma non tragico se non scoprissimo che a scrivere i testi per i tre conduttori ha provveduto una squadra di ben 11 persone, regolarmente ingaggiata (e pagata) per molti mesi.
La seconda questione è data dal recinto molto stretto delle parentele commerciali entro il quale sembra sia possibile ricondurre tutto il traffico di canzoni, cantanti e case discografiche: una sorta di lobby esclusiva e forse anche ammorbante.
C’è poi la questione già evidenziata da più parti: quella ventata di finto giovanilismo che non riesce a produrre nulla di meglio di un intreccio trasgressivo di allusioni e strizzatine d’occhio: brutte cantilene che amplificano le peggiori espressioni del vizio e della moda.
Tutto questo ci dispiace perché avvalora una brutta immagine della società e conferma l’illusione, di cui ha scritto Avvenire, di un Sanremo che si dice giovane e invece non sa invecchiare. Ed allora, attenzione a quel che può accadere nelle prossime settimane, alle polemiche e alle rese dei conti, perché o l’impresa sanremese ritrova rapidamente se stessa o è destinata ad autodistruggersi. O trova nelle proprie radici le ragioni della crescita e dello sviluppo o fa presto a rinsecchire e a scomparire.