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Almeno 6mila persone hanno sfilato ieri sera silenziosamente per le vie del centro. Negozi chiusi in anticipo e lutto cittadino. Taranto si riscopre di nuovo unita.

La città con una fiaccolata ha voluto ricordare le giovani vittime dell’inquinamento industriale, ad un mese dalla scomparsa dell’ultima in ordine di tempo: Giorgio Di Ponzio, quindici anni, che è morto a causa di un sarcoma, dopo un calvario di tre anni. “Questi piccoli angeli - ha raccontato Massimo Castellana dell’associazione ‘Genitori Tarantini’, che ha promosso la marcia – sono la sconfitta più cocente per questa città. Facciamo appello al presidente della Repubblica perché si istituisca una Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’inquinamento, proprio il 25 febbraio. Le mamme della Terra dei Fuochi, quelle della provincia di Potenza, quelle di Pescara del ‘Patto per l’Abruzzo resiliente’, stanno facendo in questo momento la nostra stessa fiaccolata. C’è un senso di comunità che è nazionale, quando si pensa a siti così altamente inquinati ed istituire una Giornata per le vittime, significa dichiarare ufficialmente che di inquinamento si muore”.

Campeggiavano, tra i ceri accesi, le immagini dei bambini tarantini che hanno perso la loro battaglia contro la malattia. Sotto le foto la stessa scritta: “Io dovevo vivere”. “Ambra aveva sei anni – raccontano alcuni parenti – ed ha subito un trapianto ma la leucemia non le ha lasciato scampo. I genitori non hanno avuto la forza di esserci. Ci siamo noi, per lei e per tutti i bambini vittime dell’inquinamento a Taranto”. Francesca è la mamma di Fabiola. “Se ne è andata per un tumore al tronco encefalico cinque anni fa. Aveva solo cinque anni. Siamo stati al Gemelli di Roma per tanto tempo. Altri bambini tarantini erano ricoverati in quel periodo ma al Bambin Gesù. Noi dobbiamo continuare a lottare. Per i figli che abbiamo, che sono ancora qui con noi. Lo facciamo, senza sapere se davvero servirà ma lo dobbiamo fare”.

+21% di mortalità infantile rispetto alla media regionale e +54% di tumori in bambini da 0 a 14 anni, +20% di eccesso di mortalità nel primo anno di vita e +45% di malattie iniziate già durante la gestazione. Sono i numeri dello Studio Sentieri del Ministero della salute sull’inquinamento a Taranto.

La città ieri sera ha voluto ricordare i volti, le storie che ci sono oltre le statistiche. Nessuna bandiera, nessun riferimento ad associazioni o partiti. A svettare, con il loro carico di dolore, solo le foto dei bambini scomparsi. “Da Taranto vogliamo che parta la nuova coscienza ambientale”, dicono alcuni cittadini mentre simbolicamente accendono i ceri di una “processione” silenziosa che dalle vie del centro culmina sul lungomare. “Mia figlia si è ammalata ad un anno e mezzo. Le hanno diagnosticato un neuroblastoma al quarto stadio. Oggi lo dicono, che c’è un nesso con l’inquinamento. Nel 2009 era un tabù. Nessuno ne parlava”, racconta la mamma di Siria.

Alla fine del corteo, un violino che suona e palloncini bianchi che, tra le lacrime, i genitori dei bambini scomparsi hanno lanciato in cielo, gridando il nome del figlio. “Dobbiamo spogliare finalmente la questione ambientale e sanitaria da ogni orpello politico e strumentalizzazione e dare voce ai cittadini e al loro dolore – commenta Alessandro Marescotti, dell’associazione ambientalista ‘Peacelink’ – è importante scendere in strada ora che la Corte europea di Strasburgo si è espressa dicendo che lo Stato non ha tutelato i cittadini in materia di diritto alla salute. Questa è la risposta dell’opinione pubblica”.

 

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