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Il decreto “sblocca cantieri -è il pensiero di don Luigi Ciotti, fondatore e presidente nazionale di ‘Libera’ – è un chiaro e deprecabile esempio di come la giustizia sociale possa essere sacrificata ai giochi di potere di una politica che ha perso l’orizzonte fondamentale dell’etica del bene comune”.

Secondo don Ciotti il provvedimento concede “più spazio alla corruzione, con l’incremento di poteri arbitrari dei commissari straordinari svincolati da regole e controlli. Più spazio alle infiltrazioni mafiose, con l’innalzamento della soglia di lavori subappaltabili. Più spazio ai cartelli di imprenditori, i soli capaci di volgere a proprio vantaggio un meccanismo insensato di assegnazione delle gare con criteri casuali di esclusione delle offerte”.

Al contrario offre “meno spazio ai diritti e alla sicurezza dei lavoratori, ancora sacrificati sull’altare del profitto, per quanto spesso illecito. Meno spazio a competenze e professionalità, data l’eliminazione di un albo dei professionisti imparziali per le commissioni di gara e la delega alle imprese dell’elaborazione dei progetti esecutivi nell’appalto integrato. In poche parole, si sta concimando il terreno su cui potrà attecchire rigogliosa la malapianta della corruttela futura”.

“Spostare alcuni punti centrali del provvedimento al 2020  - ha aggiunto ieri dal presidio contro il decreto sblocca cantieri a piazza Montecitorio - è una furbizia, toccare 81 articoli con piccole modifiche è sconvolgente. Tutto questo significa aprire dei varchi, e la storia lo insegnato, alla corruzione e alle mafie”. “Siamo stanchi – ha concluso - che per reggere questa politica scenda ogni giorno a compromessi sulla pelle della gente”.

 

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