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Con l’attivazione dell’Anagrafe nazionale vaccinale, istituita dal ministro della Salute Giulia Grillo con decreto ministeriale del 18 settembre 2018, i genitori non hanno più l’obbligo di presentare i certificati di avvenute vaccinazioni per le iscrizioni scolastiche previsto dalla legge 119/2017, nota come legge Lorenzin.

 

Lo spiegava nei giorni scorsi lo stesso ministro Grillo con riferimento alla scadenza del 10 luglio per la presentazione della suddetta documentazione. Il sistema automatizzato fa infatti “dialogare” direttamente Asl e istituti scolastici, ma “il quadro non è omogeno. In alcune regioni il servizio non è ancora attivo”, precisa Alberto Villani, presidente della Sip (Società italiana di pediatria) e responsabile dell’Unità operativa complessa di pediatria generale e malattie infettive dell’ Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, al quale abbiamo chiesto di stilare un bilancio della legge a due anni dalla sua entrata in vigore il 31 luglio 2017.

Dieci le vaccinazioni obbligatorie previste dalla norma: anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella. Il rispetto degli obblighi vaccinali costituisce requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (bambini 0 – 6 anni), mentre dalla scuola primaria in poi gli alunni da 6 a 16 anni possono entrare comunque in classe ma, in caso di non rispetto degli obblighi, viene attivato dalla Asl un percorso di recupero ed è possibile incorrere in sanzioni amministrative da 100 a 500 euro. Oltre a quelle obbligatorie, sono indicate e offerte gratuitamente da Regioni e Province autonome - ma senza obbligo vaccinale - le vaccinazioni anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-pneumococcica e anti-rotavirus responsabile, quest’ultimo, di una forma di gastroenterite potenzialmente molto pericolosa per neonati e lattanti.

Il 16 luglio è stato diffuso l’aggiornamento 2019 del Calendario per la vita e le quattro società scientifiche promotrici (Società italiana di pediatria – Sip; Società italiana di igiene - SitI; Federazione italiana medici pediatri - Fimp; Federazione italiana medici di medicina generale - Finmmg), pur precisando che il dato nazionale sul 2018, raccolto da tempo, non è ancora stato reso pubblico dal ministero della Salute, hanno dichiarato che “dopo il periodo ‘nero’ del calo delle coperture nel 2014-15”, il clima “pare profondamente mutato”. Lo conferma Villani: “Oggi il trend è positivo. Dopo anni nei quali le coperture vaccinali erano in calo, in moltissime aree avevano raggiunto livelli di non sicurezza e in alcune addirittura di autentico rischio, grazie al Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017/2019 e alla legge Lorenzin c’è stata una netta inversione di tendenza.In numerose realtà abbiamo raggiunto soddisfacenti livelli di copertura. Per le dieci vaccinazioni obbligatorie l’obiettivo è stato quasi raggiunto”. Nel primo semestre 2018, la copertura nei confronti della polio è infatti del 95,46%, superando la soglia del 95% raccomandata dall’Oms, mentre sono in crescita i dati su morbillo, polmonite e meningite, ancorché sotto la soglia di attenzione. “Bisogna ancora lavorare”, avverte Villani sottolineando che per i vaccini previsti dai Lea, non obbligatori ma offerti in maniera attiva e gratuita, “le coperture non sono sufficienti. Ciò dimostra che è l’obbligo a fare la differenza perché ha ‘costretto’ i genitori a confrontarsi con sanitari competenti che hanno saputo motivarli spiegando loro il perché delle vaccinazioni e riducendo il potere delle diffuse fake news. Il tutto grazie all’impegno e alla dedizione dei medici che lavorano nei centri vaccinali, dei medici del territorio, di famiglia e dei pediatri ospedalieri”.

Oggi “solo lo 0,7% della popolazione è contrario ai vaccini; poche centinaia i bimbi non vaccinati. Tra questi, purtroppo, la piccola di 10 anni che a Verona sta lottando da un mese contro il tetano, nata in una regione nella quale allora non c’era l’obbligo vaccinale. Ma la responsabilità non è dei genitori - chiarisce Villani -. A proteggere la salute dei bambini deve essere la società civile; la responsabilità è di chi ha fatto la delibera regionale e di chi ha avallato questa situazione”.

Intanto, conclude, “l’Italia ha costituito un modello a livello europeo. La legge Lorenzin è del 2017; la Francia ne ha approvato una nel 2018; Germania Irlanda e altri Paesi ci stanno lavorando ora”.

 

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