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Otto mesi fa, il 26 novembre 2019, il sisma di magnitudo 6,4, in Albania: 51 vittime e oltre 3.000 feriti, almeno 14000 edifici demoliti o danneggiati, un danno materiale stimato in 844 milioni di euro, oltre 2500 albanesi senza casa.

 

 

Ai danni del terremoto si sono aggiunti, all’inizio di questo anno, quelli provocati dal Coronavirus Covid-19. Una situazione che sta gravando sul Paese delle Aquile e in particolare sulle famiglie terremotate, molte delle quali si trovavano in condizioni economiche già critiche: il lockdown, con la chiusura di fabbriche e aziende, ha causato per molti la perdita del posto di lavoro, rendendo ancora più difficile soddisfare le esigenze familiari quotidiane.

A fare il punto sulla situazione albanese è Roberta Profka, direttrice di Shis, ong albanese partner della Fondazione Avsi: “Purtroppo i contagi Covid-19 in questi ultimi giorni stanno crescendo di numero. Sono oltre i 4460, i guariti poco più di 2500 e i decessi 123. Un trend che preoccupa non poco le autorità albanesi già alle prese con una ricostruzione post-sisma che tarda a partire. Gli stessi virologi si attendevano un calo dei casi nei mesi estivi che purtroppo non sta avvenendo e tutto questo aumenta la confusione e i dubbi tra la popolazione”. Che potrebbero aumentare ancora quando a settembre “è prevista l’apertura dell’anno scolastico 2020/2021. In queste condizioni, anche strutturali, il sisma - rammenta Profka - ha danneggiato molte scuole, è difficile pensare ad un ritorno alla normalità.

A ciò si deve aggiungere anche la mancanza di dotazioni tecnologiche e di formazione per l’insegnamento a distanza come abbiamo potuto costatare durante il lockdown, quando le scuole sono state chiuse e gli alunni costretti in casa a seguire le lezioni. Chi poteva, certo non tutti”.

“Sarebbe molto importante - sottolinea la direttrice di Shis - che alunni e docenti siano messi in grado di impartire e seguire lezioni a distanza avendo a disposizione una rete efficiente e le giuste attrezzature tecnologiche. Investire sulla scuola deve essere una priorità, soprattutto per garantire il diritto allo studio dei più vulnerabili”.

 

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