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Qualche notte fa a Ponza, un ragazzino si è accasciato per terra, in piazza, caduto come un corpo morto: ambulanza, elicottero, ospedale e coma etilico.

 

 

L'osservatorio nazionale adolescenza diffonde i numeri: un ragazzino su 6 beve alcolici e 1 su 5 li mescola.

La cosa più preoccupante è che spesso iniziano da bambini, addirittura a 10 anni. Ultimamente la cronaca ci mostra ragazzini che si picchiano, che si accoltellano e l'alcol è spesso il combustibile della loro rabbia, sempre più cattiva.

Allucinante sapere che i genitori dicono di non accorgersene. L'emergenza dei ragazzini alcolisti deve essere presa in carico dal sistema sociale, dobbiamo pensare che non tutto va bene, anzi che molte cose vanno male. Dobbiamo spezzare l'omertà, perseguire e giudicare chi vende alcol ai ragazzini. "Una birretta" non è solo "una birretta" è il passaporto sociale dell'adolescenza contemporanea. Cerchiamo di far comprendere ai nostri ragazzi che essendo ancora in una fase di sviluppo fisico, non hanno la stessa capacità di tolleranza all'alcol degli adulti, e perdipiù l'alcol colpisce lo sviluppo del cervello con disastrose conseguenze sulle funzioni cerebrali.

I ragazzini bevono molto spesso per "rompere il ghiaccio" per cancellare le inibizioni o per sentirsi parte del gruppo. Ai ragazzi dobbiamo spiegare i limiti non in maniera paternalistica, ma come capacità di gestione del rischio. Auspico non il proibizionismo ma una politica di controllo, che è una scelta di civiltà e di rispetto per la persona.

 

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