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Cinquanta associazioni valutano positivamente il lavoro svolto ieri dalla Commissione affari costituzionali della Camera, chiamata a esprimere il parere sul testo unificato Zan in tema di contrasto alla omo-transfobia.

 

 

Il parere pone una serie di osservazioni, ma prima ancora due condizioni relative l’una ai rischi di sanzionare penalmente opinioni liberamente espresse, che non siano collegate ad atti di violenza, l’altra alla estrema genericità dell’uso di categorie come genere, identità di genere e orientamento sessuale: con questo conferma le critiche e le riserve espresse da tanti giuristi durante le audizioni.

È evidente che adesso l’esame debba tornare nella Commissione Giustizia, e non in Aula. Lo esige il tenore letterale del parere, nel momento in cui - sia quanto alle condizioni sia quanto alle osservazioni - esso ripete la formula “valuti la Commissione di merito…”.

Lo esige la sostanza del provvedimento: dopo la forzatura dell’aver anticipato le norme finanziarie del testo con l’inserimento degli art. 7 e 9 nella legge di conversione del Dl rilancio, e dell’avere ignorato in Commissione Giustizia le osservazioni e la condizione poste dal Comitato per la Legislazione, oggi non va aggiunta forzatura a forzatura, sui delicati profili di costituzionalità. È in gioco il rispetto dei principi fondanti della nostra Costituzione.

 

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