Se continueremo a rispettare le regole anti-Covid, l’epidemia di influenza quest’anno potrebbe essere più leggera. Ma è importante fare la vaccinazione che renderebbe più semplice la diagnosi e la gestione di casi sospetti da Sars-CoV-2.
Lo sostiene in un’intervista Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana dei medici di famiglia, che avverte: “Se non controllata, l’epidemia influenzale può rappresentare un rumore di fondo in grado di far saltare i servizi sanitari regionali e soprattutto gli ospedali”.
Per Scotti, “la paura del Covid farà sì che ogni sintomo respiratorio - febbre, tosse - rischi di essere imputato al Sars-CoV-2 con il rischio di una corsa - se non un assalto - agli ospedali o alle sedi di riferimento dove poter effettuare il tampone. La scorsa stagione l’influenza ha interessato 6 milioni di italiani: che cosa potrebbe accadere se tutte queste persone temessero di avere il Covid-19? La situazione diventerebbe ingestibile”.
Quanto ai numeri dei vaccini - 18 milioni di dosi disponibili per il Ssn e verosimilmente più di un milione, forse un milione e mezzo per le - il segretario dei medici di famiglia dice: “Spero di non dovermi trovare nella necessità di dover scegliere chi vaccinare e chi no tra i pazienti che me lo chiedono. Per questo è importante che le Regioni monitorino il consumo delle dosi vaccinali per poter ipotizzare presso le aziende farmaceutiche, qualora le dosi finissero e gli aventi diritto fossero ancora numerosi, anche un acquisto tardivo”. La partenza della campagna vaccinale dovrebbe iniziare nella seconda metà di ottobre.
Sul vaccino anti-Covid “stiamo assistendo” ad “una vera e propria corsa” che “sa un po’ di mercato, di gara a chi arriva prima, ma i tempi non possono essere accelerati. Di fronte ad una pandemia di portata mondiale, preferirei una sana collaborazione tra ricercatori e scienziati e renderei questo vaccino non brevettabile”. Prosegue Scotti.
Quest’anno il ministero della Salute raccomanda vivamente la vaccinazione antinfluenzale, ma se la prossima primavera fosse disponibile il vaccino anti-Covid, potrebbe essere controindicato vaccinarsi a distanza di pochi mesi dalle vaccinazioni antinfluenzale e magari anche anti-pneumococco? “Assolutamente no - la replica di Scotti -. Un vaccino potenzia l’altro rispetto alla risposta immunitaria”. “Grazie al vaccino - spiega - il sistema immunitario risponde immediatamente con la produzione di anticorpi aspecifici, e quindi non diretti rispetto all’agente per il quale ci si è vaccinati; poi la memoria immunologica di secondo livello crea gli specifici anticorpi, permanenti o transitori, contro quel virus. In ogni caso tutte le vaccinazioni rafforzano il sistema immunitario: anche senza un’azione protettiva specifica, un soggetto vaccinato contro l’influenza sarà più ‘pronto’ sul piano immunitario in caso di possibile contatto con il Sars-CoV-2”.
Tuttavia l’esperto avverte: “Oltre ai vaccini, le nostre armi contro i contagi da Covid-19 o da influenza rimangono le stesse: distanziamento fisico, niente assembramenti, igiene delle mani e uso della mascherina. Se continueremo ad attuare comportamenti ‘virtuosi’ la circolazione dell’influenza potrebbe essere più debole e questo potrebbe compensare l’eventuale mancanza di vaccini”.