“Per far fronte alla situazione generata dal Covid, occorrono interventi a vasto raggio, trattandosi di un’emergenza sanitaria che ha innescato, a sua volta, un’emergenza economica e sociale, con pesanti ricadute sulle persone, sulle famiglie, sulle imprese”.
Lo scrive mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, in un messaggio rivolto ai partecipanti al convegno promosso dalla Consulta nazionale antiusura, a Roma, nell’ambito dell’Assemblea annuale. Non solo in Italia e nel mondo continua la “risalita del numero dei contagi e, persino, delle vittime”, ma tutto “il quadro internazionale è altrettanto compromesso”, “rendendo oltremodo difficile una risposta alla crisi”.
“Le stesse relazioni - prosegue Russo - interpersonali ne soffrono, segnate da comprensibili timori di contagio. Ne abbiamo un esempio posando lo sguardo sulle fatiche che si misurano nel mondo della scuola, con i nostri ragazzi e giovani costretti a un distanziamento tutt’altro che naturale per la loro età”.
Il segretario generale della Cei ha evidenziato che “le difficoltà socio-economiche avranno un forte impatto sulla vita delle persone. Diversi osservatori prevedono conseguenze drammatiche per le famiglie”.
“Le vostre Fondazioni sono un campanello d’allarme in tal senso: quanti stanno già ricorrendo a prestiti usurai che alimentano le mafie e la corruzione nel Paese?”, si è chiesto il presule, ricordando che “l’usura è un fenomeno le cui dimensioni non sono quantificabili a causa dell’ampiezza della domanda e dell’offerta. È un fenomeno ancora sommerso con pochissime denunce in tutta Italia”.
Facendo riferimento alle stime aggiornate della Consulta nazionale antiusura che parlano di circa 2 milioni di famiglie in sovra-indebitamento e altri 5 milioni appena “sopra-soglia”, mons. Russo ha denunciato: “Con realismo, si può stimare che lo shock della pandemia abbia fatto lievitare complessivamente fino ad almeno 6 milioni il numero di famiglie in varia graduazione di sofferenza: da quelle pressate da uno stato d’insolvenza finanziaria o creditizia a quelle via via più esposte alla trappola dell’usura. Anche le aziende sono a rischio di usura, soprattutto per la pandemia: 40.000 (dato Confcommercio) potrebbero finire in mano alla criminalità organizzata”.