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Tra i settori più colpiti dall’emergenza sanitaria Covid-19 c’è sicuramente quello del teatro e degli spettacoli itineranti.

 

 

A maggio, con tutte le riaperture anche i teatri hanno ripreso le proprie attività, molti all’aperto. Ciò ha permesso a molti operatori del settore di “tirare un po’ il fiato” e iniziare a programmare la stagione invernale. Una stagione, però, che di fatto non è mai partita e che rischia di mettere in ginocchio un settore già fortemente provato. Per capirne di più sullo stato attuale del teatro in Italia e su eventuali prospettive future, abbiamo raggiunto telefonicamente la conduttrice e attrice Beatrice Fazi. Anch’ella purtroppo è stata colpita in questi giorni dal Coronavirus, e si trova in isolamento domiciliare con sintomi lievi o assenti.

Non dimenticare gli operatori del settore. “Non è cambiato molto negli ultimi mesi – racconta Fazi -. Io, ad esempio, avevo numerosi spettacoli in programma che sono stati annullati. Alcuni anche a priori perché le spese sarebbero state nettamente superiori agli incassi. Sono anche tanti i teatri che non hanno nemmeno provato a programmare la stagione.

Sinceramente non vedo una soluzione a breve termine, le notizie sui vaccini sono così contrastanti e la situazione sembra non migliorare di molto. Contestualmente si sta spegnendo a poco a poco anche il desiderio di progettare”. “Ci sono altre cose in ballo, ma è tutto un punto interrogativo – prosegue -. Davanti a me comunque non ho progetti concreti. Intorno è tutto ‘morto’ e non esiste un modo di intendere il teatro se non quello con il pubblico. Ci sono delle sperimentazioni in corso – come lo streaming –, ma io sono molto scettica al riguardo. Io stessa non guarderei uno spettacolo teatrale davanti a uno schermo. Lo spettacolo dal vivo è qualcosa di unico, irripetibile e magico, sia per chi lo fa che per chi lo fruisce. Non vedo alternative se non quella di poterlo fare in sicurezza e in presenza”. Per Fazi, un altro problema importante è quello della condizione economica delle migliaia di addetti ai lavori del settore.

“Quando io recito - spiega -, lo faccio all’unisono con tutti i tecnici e gli operatori. Sono tutti elementi senza i quali uno spettacolo non può esistere. È tutto un insieme di gente che lavora perché una cosa avvenga. Al momento tanti di loro sono senza speranza. E, dietro di loro, ci sono famiglie. È essenziale che non vengano dimenticati”.

 

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