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Da tempo assistiamo ad un evolversi sempre più cruento e preoccupante, del comportamento in gruppo, di amici che spesso finiscono ad agire, proprio come potremmo immaginare che faccia un gruppo di animali, di lupi e non certo di uomini o di giovani adolescenti. Eppure è proprio nel gruppo, che le persone smettono di essere persone e diventano membri del branco.

 

 

Ciò che accaduto a Lecce qualche sera fa ne è l'esempio. Una ragazzina è stata avvicinata e molestata da un gruppo di ragazzi, nei pressi del parcheggio di casa. La ragazzina ha vissuto dei momenti di terrore, nonostante ci fosse tanta gente in giro per le vie del centro, nella serata dell'Immacolata.

Cinque ragazzi hanno afferrato la Vespa della giovane e hanno cominciato ad insultarla. Cinque minuti tra le risate e gli insulti pesanti, raccontati poi ai carabinieri, con denuncia formale. Che cosa spinge questi ragazzi a trasformarsi in branco?
Nel branco la paura si trasforma in adrenalina, ci si sente più forti, più potenti e ci si spinge con facilità oltre.
Scattano in primis:

L’EFFETTO CONTAGIO. Ossia l’effetto che porta a dire “lo fanno gli altri, sono i miei amici, lo faccio anche io, non posso tirarmi indietro”. Se ci si tira indietro si diventa vigliacchi, se non si agisce si rischia di essere poi isolati ed emarginati dal gruppo.

L’EFFETTO FRATELLANZA. Succede qualcosa ad un membro del gruppo ed è come se succedesse a me. Viene fatto un torto ad un amico e mi sento chiamato in causa in prima persona ed intervengo comportandomi come se il torto l’avessi subìto io.

L’EFFETTO DERESPONSABILIZZAZIONE. In branco vengono messi in atto tutta una serie di meccanismi di disimpegno morale, cioè quelli che autoregolano la condotta morale. Si attua un meccanismo di “divisione della responsabilità” tra i membri, sono meno colpevole o lo sono quanto gli altri, comunque mi nascondo dietro il gruppo e posso arrivare a commettere anche azioni estremamente gravi, il limite non è più individuale, è del gruppo. Nelle aggressioni di massa scattano anche dei meccanismi di “giustificazione morale” e di “attribuzione della colpa” per cui si autogiustificano il comportamento che stanno mettendo in atto e attribuiscono la colpa.

L’unico antidoto alla violenza è l’esempio dei genitori: noi adulti dobbiamo testimoniare nella vita di tutti i giorni come si reagisce e come si comunica in modo potente, efficace, ma non prepotente. Occorre insegnare ai ragazzi che gli abusi quotidiani possono essere gestiti in modo maturo: può capitare in macchina, con un parcheggio soffiato all’ultimo, un sorpasso azzardato… Sappiamo noi per primi reagire in modo misurato?

 

Forum Famiglie Puglia