Come accade ogni anno nel mese di dicembre, Trenitalia provvede a rivedere gli orari dei treni regionali e nazionali e con essi scattano puntuali le polemiche per gli immancabili disagi creati soprattutto ai pendolari.
Sono infatti questi ultimi, i soggetti maggiormente penalizzati dalle innumerevoli operazioni di “restyling” degli orari che la società di trasporti adotta annualmente senza tenere in considerazione le effettive esigenze dei passeggeri.
Specie nelle prime ore della mattina e del pomeriggio, basta fare un giro nelle stazioni dei comuni dell’alto Salento, per rendersi conto che centinaia di persone affollano i treni regionali per raggiungere le più disparate destinazioni. Per Lecce, Brindisi o Bari, sono tantissimi gli studenti e i lavoratori che, per necessità, comodità, sicurezza o convenienza economica, utilizzano i mezzi pubblici per raggiungere le scuole o la loro sede di lavoro.
Certo sarebbe impossibile poter programmare la partenza di un treno sulla base delle esigenze di ogni singolo studente o lavoratore. Ma è anche impensabile che si possano lasciare dei vuoti nei collegamenti con alcuni comuni della tratta, che arrivano anche a due ore di attesa specie nelle fasce orarie pomeridiane in cui studenti e lavoratori rientrano presso le proprie residenze.
Entrando nello specifico dei nuovi orari che andranno in vigore da lunedì prossimo 10 dicembre, sui venti convogli che quotidianamente collegano Lecce a Bari e viceversa (la tratta maggiormente frequentata dai pendolari salentini), il 75% saranno trasformati, da semplici treni regionali che effettuano fermate in tutte le stazioni, in treni regionali veloci che sull’intera tratta salteranno 4-5 fermate in base ad esigenze stabilite dallo stesso gestore del servizio di trasporto.
Tale operazione, che probabilmente dovrà dare un senso agli investimenti fatti da Trenitalia sulla tratta citata per implementare l’alta velocità, consentirà di risparmiare, nella migliore delle ipotesi, una decina di minuti su un percorso di circa 150 km. Nella maggior parte dei casi, confrontando gli orari presenti sul sito Trenitalia, il guadagno medio è nell’ordine di 4-5 minuti se non addirittura praticamente inesistente. Nello stesso tempo, tale complessa operazione, metterà in difficoltà centinaia di pendolari che partono da Squinzano, Trepuzzi e San Pietro Vernotico, che si vedranno soppresse le fermate con la conseguenza che quei treni saranno per loro inutilizzabili. In totale per i tre comuni sopra citati, sono ben 17 (più di 5 a testa) i convogli che saranno soppressi a rotazione ogni giorno. Tale operazione renderà molto più difficile raggiungere le destinazioni citate a quanti quotidianamente si spostano per necessità e non sono certo bisognosi di guadagnare pochi minuti dopo oltre un’ora di viaggio.
È doveroso ricordare che Trenitalia è una società partecipata al 100% dallo Stato e gestisce, in ambito regionale, il relativo servizio di trasporto locale con appositi contratti di servizio con le regioni. Queste ultime impegnano soldi pubblici (quindi anche degli studenti e dei lavoratori pendolari) per ottenere un servizio che puntualmente la società di trasporti vincola principalmente alla velocità di collegamento tra una città e un’altra piuttosto che alle effettive esigenze dei passeggeri.
L’invito pertanto a Trenitalia, è di tenere maggiormente in considerazione le esigenze dei pendolari, i quali hanno semplicemente bisogno di un mezzo che li porti a scuola, al lavoro o a casa, all’orario più consono alle loro esigenze personali. Non hanno certo bisogno di regionali veloci che consentano loro di guadagnare qualche minuto la mattina per poi farli aspettare due ore sul binario nel pomeriggio in attesa dl treno giusto che li riporti in famiglia.