0
0
0
s2sdefault

Una storia potente, quella di Ebru Tmitk, attivista e avvocatessa turca, arrestata dal governo del suo paese (la Turchia) perché sospettata di appartenere a un gruppo terroristico e scagionata da tale accusa, dalla Corte di Cassazione Turca, soltanto dopo la sua morte, avvenuta in carcere il 27 agosto 2020, in seguito ad uno sciopero della fame durato 238 giorni.

 

 

 

Potente, per il suo impegno a difesa dei diritti civili e per il “giusto processo”; un impegno che l’ha condotta a mettere in gioco la sua stessa vita, per la tutela e la rivendicazione di un insopprimibile bisogno di libertà.

Ebru ha affrontato la fame perché aveva fame e sete di giustizia. E alla fine, in qualche modo, il suo impegno è stato riconosciuto; e non soltanto per l’assoluzione postuma. Il 20 settembre 2020 le viene assegnato, postumo, il premio internazionale per i diritti dell’uomo L. Trarieux;  nel novembre dello stesso anno il Consiglio degli ordini forensi d’Europa  le assegna, postumo, il premio per la difesa dei diritti umani; nel  2021, l'Associazione europea delle giuriste e dei giuristi per la democrazia e i diritti dell’uomo nel mondo (Egdu) deicide di instituire in suo onore la  celebrazione, il 14 giugno di ogni anno,  della "Giornata Internazionale per un processo equo “al fine [si legge nella motivazione del premio] di focalizzare l'attenzione sulla difficile situazione di coloro che, nei paesi di tutto il mondo, devono affrontare procedimenti giudiziari in circostanze in cui i principi del giusto processo non vengono osservati o rispettati; e, infine, il 18 settembre 2021 riceve il riconoscimento "Premio Pisa Donna 2020" da parte del comune di Pisa.

E adesso, la potenza della sua rivendicazione è stata tradotta in testo, musica e parole da un brano dal titolo Fame (Ebru Timtik) (GUARDA) che riversa in musica l’energia che trapela dalla vita e dall’impegno di questa donna. Un brano altrettanto potente, scritto e musicato da Gianfranco Villanova (autore non nuovo a tematiche attuali e di denuncia sociale) e cantato dall’autore e dalla profondissima e dolcissima voce di Annaclaudia Calabrese, insegnante di canto, ukulele e pianoforte, artista impegnata in progetti musicali di diverso genere e in collaborazioni internazionali con autorevoli esponenti del panorama musicale attuale (come, per esempio, Marcelo degli Europe e Erik Martin).

Il senso e il valore dell’esperienza di Ebru è riassunto in maniera incisiva nei versi di apertura del brano: Fame/non ho più mangiato per la mia fame/non ho più bevuto per la mia sete/ho fame di giustizia ed ho sete/di libertà; esso emerge, inoltre, nel ritmo incalzante e coinvolgente del fraseggio musicale, che nella sua dinamicità scuote la mente e il cuore, li stana dal loro torpore, sollecita con urgenza l’adesione a un valore che non può essere più bistrattato e necessità di essere riscoperto nella sua autenticità, al di là delle mistificazioni cui spesso lo fa soggiacere una cultura distratta e blasfema, che lo riduce ad un semplice capriccio o ad uno slogan che può servire soltanto a soddisfare i conflitti adolescenziali irrisolti.

La storia di Ebru Timtik restituisce il senso autentico della libertà, mentre il pezzo musicale ne fa vibrare le corde, con urgenza, nella coscienza di ognuno. In fondo, conversione, vuol dire anche questo.

 

 

Forum Famiglie Puglia