Ogni tanto le coppie dovrebbero vedere insieme un bel film, non solo per ridere o per rilassarsi ma anche per riflettere. Tra i film in evidenza, all’ultimo festival di Venezia c’è Love Life.
Si tratta, di un film di produzione giapponese (GUARDA IL TRAILER). Love Life è diretto da Koji Fukada, oggi considerato uno dei maggiori autori del cinema giapponese contemporaneo. Protagonista del film è Taeko. All’inizio della storia la vita di Taeko scorre tranquilla, accanto al marito e al figlioletto Keita. Quando, un evento drammatico arriva a sconvolgere la quotidianità della famigliola. In un momento di lontananza dei genitori, il piccolo Keita scivola nella vasca bagnata, batte la testa e muore sul colpo. Conseguenza diretta di questa tragedia è il ritorno del padre biologico del bambino; Park e Taeko avevano tempo addietro divorziato, e dell’uomo si erano perse le tracce. La disgrazia, tanto improvvisa quanto traumatica, sconvolge i rapporti della seconda coppia.
È un racconto che coinvolge tre esseri umani. La distanza diventa un elemento importante, la morte del piccolo Keita resta sullo sfondo come momento ineliminabile e lutto difficile da assorbire. A poco a poco emerge l’umanità dei protagonisti, che si riflette nella capacità di vincere il dolore e ritrovare un senso alle cose.
Il rapporto tra marito e moglie emerge nella parte finale in tutta la sua potente suggestione. C’è tra marito e moglie una nuova, sofferta ricerca di dialogo, di comprensione. Il finale si distende in una forte ricerca di perdono. Così Love Life diventa un dolce, tenero inno alla bellezza e alla gentilezza.
Il film aiuta a riflettere, proprio su uno dei nostri difetti più comuni: abitare poco le parole, trattarle da gusci vuoti, come se fossero semplici suoni o segni grafici senza contenuto. Sui media sembra dominare l’aggressività, spopolano gli urlatori, “vince” chi riesce a zittire gli altri. Al punto che il Papa parlando di una persona gentile la definisce un miracolo. Nell’enciclica Fratelli tutti Francesco dedica al tema una riflessione ricca e profonda. «La gentilezza - scrive - è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici».