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Nel regime dell'informazione, essere liberi non significa agire, ma cliccare, mettere like e postare.

 

 

 

Oggi più che mai dopo il fenomeno dell'infodemia, la digitalizzazione sta interessando anche la sfera politica e gli sconvolgimenti che producono nel processo democratico e nelle nostre vite massicci ed epocali cambiamenti non per ultimo l’attenzione rivolta agli attacchi informatici ai vari software non aggiornati.

Storditi dalla frenesia della comunicazione a ciclo continuo, ci ritroviamo impotenti di fronte a un sistema che trasforma l'essere umano in una miniera di dati da estrarre e da ricomporre. Il nostro modo di pensare e intervenire nel mondo, il nostro rapporto con la verità stanno inesorabilmente cambiando. Siamo apparentemente liberi, ma incapaci di discutere. Immersi nell’infocrazia, una nuova etica, nella quale libertà e sorveglianza coincidono ci chiediamo sempre di più dove andiamo. Capitalismo e sorveglianza lasciano lo spazio ad un tramonto dell'epoca della verità. Con la forza che l'ha reso celebre, il filosofo tedesco Byung Chul Han sta riscrivendo la mappa concettuale del nostro tempo, argomentando sempre di più il suo modo di rileggere la vita, il tempo e l'esposizione ai media nell’era in cui viviamo per capire ciò che sta accadendo, attraverso un suo modo di lettura: resistere.

 

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