0
0
0
s2sdefault

Il silenzio e la solitudine possono farci riscoprire una dimensione comunitaria dell’essere del tutto inedita, uno stare insieme in silenzio tra di noi e con gli altri.

 

 

 

Da anni, Antonella Lumini porta avanti un percorso di silenzio e solitudine ispirandosi alla pustinia (deserto, in russo), vocazione al silenzio della tradizione ortodossa, oltre ad essere filosofa, guida gruppi di meditazione ed è conosciuta come eremita nella città di Firenze, anche se preferisce definirsi “custode del silenzio”.

Una donna che ascolta gli altri per portare gli altri nel silenzio, per sentirci come un frammento di tutto per sentirci appartenenti al corpo che abbiamo.  Nel suo libro “Dalla comunità alla comunione. Insieme sulla via della vita”, editato Paoline, vede nel silenzio una dimensione interiore dell’essere fondamentale da risvegliare in noi. Oggi internamente ed esteriormente siamo pieni di voci di rumori e quando la voce del silenzio si risveglia ci spinge a cercare nuovi luoghi, abitudini e solitudini che vedono in maniera diversa la natura. Ricreare per l’autrice questo collegamento sarà il richiamo al reale dove, in effetti, il silenzio è custodito sempre. Imparare una lingua perduta, quella del silenzio, ci permetterà il valore di quella armonia, di quell'ordine della creazione che ci appartiene ma che abbiamo come dimenticato. È come una lingua straniera, se si vuole imparare ci vuole un'immersione in un territorio, dove con la lingua è fondamentale riacquisire il lessico per poi potersi stabilizzare lì dentro.  Il silenzio è, quindi, una centratura che rimane viva finché noi là custodiamo ma anche la pratichiamo facendola emergere.

L'altro tema del suo libro è la comunità: questo momento di riflessione non diventa qualcosa di elitario ma spinge anche qui in una ricerca di una specialità individuale. Così non si va ad escludere la dimensione comunitaria ma diversamente da come si pensa attraverso il silenzio si entra in una comunione profonda con sè stesso e con il divino che ci abita. In quella dimensione è come uscire da un guscio di una situazione caotica e respirare l'ordine divino che poi è l'essenza che accomuna tutti. Più noi ci pacifichiamo internamente, più gustiamo questa dimensione e più sentiamo l'attrazione per le altre persone.  Anche il desiderio di entrare nell'azione con gli altri sarà diverso perché anche gli altri che cominceranno a cercarci. L'attenzione al profondo fa sì che noi cominciamo a diventare molto sensibili anche con le situazioni degli altri ed è per questo che non siamo più estranei a quello che ci accade attorno ma sempre più aperti e alziamo le antenne alla realtà. Il Silenzio è l’abbraccio ed è la dimensione più profonda dell’uomo. 

Di fronte a tutto questo è necessario operare una scelta radicale: far crescere il bene, far fiorire ovunque - nel mondo, nella Chiesa - relazioni amorevoli aprendoci all’azione dello Spirito che scava intimamente dentro oscurità e pesantezze e che, attraverso il silenzio, svuota, purifica, genera comunione, porta pace. Una via da percorrere insieme, anche come credenti.

«Attraverso il silenzio è possibile rivisitare le nostre relazioni dominate da ombre, aspettative, giudizio, conflitto, ponendo al centro lo Spirito Santo. Il silenzio richiede cedimento, abbandono. Dà vita a una passività fortemente attiva. Svuota, ma proprio svuotando fa affiorare quanto è trattenuto nel profondo, lo fa percepire, conoscere. Più ci svuotiamo, più sentiamo quello che generalmente ci sfugge e che abbiamo rimosso. La sosta silenziosa spesso diviene ascolto di un grande rumore interiore. Portiamo alla memoria proprio questo rumore, lasciamolo venir fuori».

 

Forum Famiglie Puglia