Per vivere il tempo forte della Quaresima, spazio di ascolto, di preghiera e di conversione, la Chiesa indica ai cristiani luoghi e modi.
La stessa “cura” ecclesiale la dona don Giuseppe Sacino, presbitero della Chiesa di Nardò-Gallipoli: quest’anno lo fa con due pubblicazioni, “Deserto” e “Via Crucis. Via solitudinis” entrambe edite da Edi (Edizione Domenicana Italiana Napoli).
“Deserto” è un’opera che nasce sul campo, dalla esperienza diretta, cioè, di un sacerdote, parroco per lo più, che ha sentito in sé il desiderio di accompagnare. nei quaranta giorni verso la Pasqua, i fedeli a lui affidati attraverso i quotidiani messaggi spirituali su Whatsapp.
Come recita uno degli sms ricevuti: “i tuoi messaggini su Whatsapp sono per me e per i tanti amici a cui li inoltro come un caffè ristoratore che dà la carica per affrontare i problemi di ogni giorno…”.
La bussola che guida il cuore del pastore è sempre e solo la Parola di Dio che, spezzata, accolta con docilità e fatta propria, guida il credente all’incontro decisivo con il Signore, quello in grado di stravolgere e sconvolgere positivamente la vita consentendo ad essa di diventare spazio privilegiato nel quale il tre volte Santo possa ispirare, operare e convertire.
Il contesto, come si può evincere dal titolo, è il deserto non inteso quale luogo fisico ma come luogo del cuore: qui l’orante deve compiere la sua opzione preferenziale per Dio. Nel deserto il credente può sperimentare la beatitudine che è il decidersi per Lui o la perdizione, assecondare i tanti idoli che, seppur emozionalmente più suadenti, tolgono il primato al Signore. Il fine è solo ed esclusivamente quello della preghiera: non si può camminare verso il Golgota senza coltivare la preghiera come talamo nuziale nel quale il Signore incontra la Sua sposa e celebra con lei la fecondità più vera e più bella che è la generazione di vite redente, fatte a Sua immagine e somiglianza.
“Via Crucis Via solitudinis”, invece, è uno strumento di preghiera, di incontro e di sequela che don Sacino ha pensato di proporre ai tanti fedeli innamorati della croce di Cristo.
L’opuscolo pubblicato da Edi (Edizione Domenicana Italiana Napoli) ripercorre le quattordici stazioni dell’antico e pio esercizio della Via Crucis consentendo al cristiano di fissare lo sguardo su Colui che è stato trafitto (cfr. Gv 19,37), centro e modello di ogni vita credente. Dalla croce sgorgano i poli di un’autentica vita discepolare: l’ascolto, l’obbedienza, l’amore donato.
Chi è il credente? Non solo colui che vive una vita liturgico-devozionale densa, bensì chi comprende che è prioritario porsi in uno stile di ascolto del Signore che parla alla vita di ognuno come ad amici (cfr. Dei Verbum 1): l’ascolto apre alla fede e la fede diviene autentica esperienza di sponsalità come l’autore fa trasparire dalle pagine della sua opera.
Sulla croce, tuttavia, Cristo ha insegnato ad obbedire: in un mondo e in una temperie culturale dove obbedire significa chinare supinamente il capo, il Figlio di Dio testimonia quanto l’obbedienza sia la declinazione più bella dell’amore, dal momento che solo l’innamorato è in grado di permettere a quell’ascolto amoroso di diventare comportamento, decisione, atto.
Il Crocifisso è, però, segno di uno spezzarsi che ha il sapore della donazione: su quel patibolo non è salito uno sconfitto ma Colui che ha insegnato all’umanità il fine di ogni esperienza amorosa: donarsi fino alla fine. Ai devoti che vorranno idealmente andare a contemplare “l’uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is 53,3) l’auspicio di saper essere uomini di ascolto, di obbedienza e di donazione, sullo stile di Cristo che per noi ha vinto la morte.