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“Nessun incontro è casuale quando è l’amore a guidare il destino”. Una storia commovente che esplora i legami umani, la perdita, la rabbia e i sogni, concentrandosi sulla paura di lasciarsi andare e, soprattutto, sull’amore.

 

 

Uscirà il 7 marzo il nuovo film di Simone Riccioni, l’attore marchigiano, che al suo esordio da regista, ha scelto per questa pellicola un tema attuale come quello del bullismo e del cyberbullismo. La pellicola è stata sostenuta a livello nazionale con il patrocinio della Polizia di Stato ed esce proprio il 7 marzo, a un mese dalla giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo del 7 febbraio. Abbiamo intervistato il regista in occasione della giornata nazionale del bullismo.

 

Dirigere un film come questo che valore ha per te?
Ha un valore inestimabile, perché questo film, nasce diciamo da un incipit di qualcosa che a me è realmente capitato, perché io sono stato realmente bullizzato. Nato e cresciuto in Africa da genitori missionari dell’Avsi, sono tornato in Italia a 7 anni e tutti mi dicevano ‘brutto negro’, quando io sono bianco e questo per fa capire che il bullismo c’è a prescindere. Non dev’esserci qualche motivo per forza. Quando sono arrivato in Italia che di fatto doveva essere casa mia, anche se io sono nato e cresciuto in Uganda, mi sono trovato anche qui, tra virgolette ‘diverso’ perché lì mi vedevo diverso per la mia carnagione bianca, ma rientrando in Italia mi sono sentito ancora più diverso. Senza volerlo, questo germe di dolore si è protratto nel tempo. Nel periodo del Covid ho iniziato a buttar giù delle idee ed è venuto fuori questo film che ho voluto dirigere perché si tratta di un tema come quello del bullismo che mi tocca particolarmente. Il bullismo si combatte ma non è una favoletta che finisce, occorre fare come Neve, la protagonista del film, spostare l’attenzione e iniziare a capire cosa sono le cose importanti della vita. Questa prospettiva ti dà una energia, una forza che ti consente di ascoltare persone che ti possono aiutare ad affrontare magari anche gli aspetti più dolorosi della vita. Quindi con la regia di questa nuova avventura cinematografica mi sono doppiamente emozionato sia da attore che come regista. Il messaggio del film è:  non siamo responsabili solo di ciò che facciamo ma anche di ciò che non facciamo. Occorre avere il coraggio di dare la propria opinione di fronte alle situazioni difficili con chiarezza, correttezza e gentilezza. Essere comunque una persona originale. Beato Carlo Acutis diceva che tutti nasciamo originali, ma molti muoiono fotocopie, ahimè. Ecco diciamo che questo film vuole essere magari non l’opera migliore del mondo ma qualcosa di originale, che possa toccare il cuore delle persone nel riflettere sul fatto che guardare la vita da un’altra prospettiva può aiutare molto.

 

Una sfida importante quella di portare in sala ragazzi e famiglie su un tema così difficile. Quali chiavi di lettura utilizzi da regista per calamitare la loro attenzione?
Usiamo come prima chiave la sincerità. Perché quando parli con un ragazzo di qualcosa che ti è capitato chi ascolta è molto attento. Invece se percepiscono il messaggio dal pulpito della morale i giovani si distaccano. Oltre 100 scuole andranno a vedere il film al cinema e potranno parlare con il cast per dialogare di questa problematica e tirar fuori delle loro domande. Il film essendo sostenuto dalla Polizia di Stato a livello nazionale ha proprio l’intento di farsi una domanda con una storia estremamente vera, sincera, semplice. La storia di una bambina che si trova a vivere un momento di difficoltà non solo per il bullismo e riesce, aggrappandosi a quelle persone che trova sul suo percorso di vita, a cambiare prospettiva e riesce a far cambiare il ragazzo che incontra Leo, attraverso una bellissima amicizia.

 

Nella vita, dicevi, siamo responsabili anche di quello che non facciamo, ti riferisci al voltarsi altrove davanti ai fatti di bullismo per non essere coinvolti?
Quando io vivevo questo momento di difficoltà gli altri ragazzi per paura giravano la testa dall’altra parte perché forse non avevano il coraggio e la forza di dare una mano. Un film che vuole dire appunto, ragazzi state attenti, il problema non è solo se bullizzate qualcuno, ma anche se fate finta di niente quando vi trovate di fronte a chi è in difficoltà. Occorre fare gruppo positivo, con leader positivi che ci dicano di seguire una strada bella. Diciamo che la bellezza del rapporto tra Neve e Leo è proprio in questa amicizia con la quale l’uno riuscirà ad aiutare l’altro al di là della diversità tra generazioni.

 

Cosa speri da questo film?
Questo film vuole essere una opportunità per parlare di un problema, magari anche con leggerezza, magari anche dando la possibilità a tanti ragazzi di alzare la mano e dire ‘Io sto vivendo un momento no, mi potete dare un aiuto?’ Ci sono cose fondamentali come tornare a casa ed avere una famiglia che ti vuole bene o che ti supporta nelle scelte che fai semplicemente standoti accanto, o avere nei veri amici quelle ancore di salvezza alle quali aggrapparsi nei momenti di difficoltà come è accaduto a me, o ancora avere docenti pronti con uno sguardo attento verso certe dinamiche. Per questo ho il grande desiderio che questo film possa essere visto dalle famiglie e dai ragazzi perché possano interrogarsi, chiedere e confrontarsi. Ho conosciuto adulti bullizzati anche a 50 anni, può capitare a qualsiasi età. Sono convinto che se ne parliamo, quel macigno che magari molti hanno nel cuore, prima o poi si potrà dissolvere.

 

LA TRAMA DEL FILM

La protagonista, Neve, una ragazzina di 10 anni, mostra una forza interiore sorprendente nonostante le prove difficili della vita. Minuta ma resiliente, Neve cresce come una montagna, arricchendo il suo mondo interiore nella ricerca di un luogo in cui appartenere. La scuola diventa il suo campo di battaglia, un luogo in cui chiunque sembri carente viene isolato e preso in giro, sia per difetti fisici, mentali o economici. Marta, la madre di Neve, una donna con una vita intensa e difficile, si imbatte per caso in un volantino di un workshop teatrale tenuto da Leonardo Morino. Desiderosa di offrire a Neve un’esperienza teatrale, la porta dal brillante attore teatrale di 35 anni, Leonardo. Quest’ultimo, un uomo affascinante e sicuro di sé, affronta un declino nella sua carriera teatrale come una stella cadente. Durante il workshop, Leonardo si trova ad affrontare Neve, dando il via a una storia emozionante che tocca i cuori degli spettatori. La connessione tra una bambina di 10 anni e un attore di 35 può sembrare improbabile, ma nel corso della trama, emerge una relazione che trasforma entrambi. “Neve” offre un viaggio emozionante che riflette la forza interiore dei protagonisti, lotta contro il bullismo e celebra l’amore che supera le differenze.

 

 

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