È recente notizia l’acquisizione in dono della più grande collezione privata di musica classica: l’archivio di Edward F. Durbeck da parte della Biblioteca Apostolica Vaticana.
La notizia giunge di prima mano dalla newsletter della “Vaticana”, nel numero di aprile-giugno 2024. Il deposito di materiale d’archivio documenta l’intera epoca dei vinili, dal 1950 al 1990, e rappresenta un vero unicum che mette a disposizione dei ricercatori e studiosi, ma anche semplici filarmonici, un patrimonio musicale, librario e documentale di inestimabile valore.
L’avvento dei dischi long-playing nel 1948 per Columbia Records segna l’avvio di una ‘rivoluzione copernicana’ nella storia della musica e nella vita di Eduard F. Durbeck III, il quale, perseguendo il suo desiderio di costituire la più ampia testimonianza musicale per le generazioni future, volle creare, nel corso del tempo, un archivio di musica sacra e profana che raccogliesse tutti i generi musicali dell’arte vocale classica occidentale, dai tempi antichi sino al XX secolo. Si tratta di una collezione di oltre 60mila dischi e altri materiali ad essi collegati.
La volontà di «avere tutto» il materiale disponibile consentì al fondatore di realizzare una risorsa utile per comprendere oggi l’interpretazione musicale, gli stili e gli sviluppi tecnici e culturali dell’esecuzione vocale nel secolo scorso. All’interno dell’archivio sono contenute molte prime edizioni e varianti e materiali aggiuntivi a stampa, determinanti per studiare e approfondire lo sviluppo storico delle opere e l’espressione di un intero milieu culturale.
Con il sostegno della moglie Klara, secondo la rivista della “Vaticana”, Edward F. Durbeck ha potuto accrescere il patrimonio musicale di dischi con una biblioteca di 6mila volumi di biografie dei cantanti, direttori, compositori e altre figure. È possibile, inoltre, trovare fonti letterarie dei melodrammi, spartiti di musica operistica, discografie, annali e storie dei teatri d’opera, oltre al carteggio privato, la corrispondenza, le fonografie e i programmi dei concerti appartenuti a noti cantanti. La sezione di autografi di artisti, compositori, librettisti, poeti, musicologi e scrittori, sulla copertina di migliaia di dischi, merita una menzione speciale in quanto arricchisce ulteriormente il valore dell’archivio storico. Prima della scoperta del dna, infatti, la firma era l’elemento caratteristico della singolarità di ciascuna persona e la presenza di essa in un’opera o documento attesta non soltanto l’approvazione personale o l’imprimatur, ma soprattutto la presenza viva dell’autore nell’epoca storica, il legame spirituale e l’eventuale vincolo con il Fondatore della Biblioteca e dell’archivio privato.
Al di là della conoscenza di un fatto, la donazione compiuta alla “Vaticana” suscita alla nostra mente una riflessione sul dono e gli effetti che quest’ultimo è capace di innescare nella società del nostro tempo. Ad uno sguardo sensibile e attento ai meccanismi che regolano le consuetudini del mondo occidentale è facile comprendere che siamo di fronte ad un fatto di natura eccezionale.
Che cosa è un dono? Il paradigma della società occidentale, incentrato sul capitalismo, privilegia una visione del mondo secondo cui il mercato è principio di orientamento delle comunità nazionali, condiziona a priori il comportamento dell’uomo ed ostacola la libertà di cui egli necessita per una sana e corretta deliberazione. La società in cui viviamo, individualista ed edonista, afferma il consumismo, il profitto e il perseguimento di un interesse privato che usura la prospettiva di rendere presente l’orizzonte del futuro attorno a noi. Pertanto, il dono è un concetto ormai desueto per l’homo oeconomicus, totalmente disincentivato nell’epoca moderna dominata dall’etica utilitarista e dalla globalizzazione dei mercati finanziari.
Come affermava il sociologo M. Mauss nel celeberrimo Saggio sul dono, quest’ultimo ha bisogno, per esistere, di due cardini per essere tale veramente e gratuito: la libertà del donante e la relazione. Soltanto a partire da queste due caratteristiche, il dono di qualcosa è autentico perché l’unico presupposto è l’assenza del contraccambio, della costrizione e/o di un contratto. Potremmo dire che questa situazione originaria, del tutto singolare, libera la libertà di donare e diventa manifestazione del dono di sé nella cosa donata. Inoltre, il dono è generativo in quanto diviene la possibilità per rendere concreto il futuro nel presente, nell’oggi che viviamo.
Il dono offerto dalla signora Durbeck alla Biblioteca Apostolica Vaticana è stato ricevuto, afferma la rivista, in un periodo nel quale «in Vaticano si cominciava a parlare della possibilità di costituire una Mediateca Vaticana; ciò ha aiutato a decidere che un tale dono non poteva non essere accolto». Studenti, ricercatori e amanti della musica, infatti, potranno accedere al materiale d’archivio per svolgere il loro lavoro a beneficio dell’intera collettività.
Considerando che l’uomo moderno concepisce il mondo a partire da se stesso, e nutre insieme la credenza di poter ricondurre il merito delle proprie azioni esclusivamente all’ingegno personale e all’applicazione pratica della sua volontà di piacere, di pesare e di essere, allora questo evento di donazione è segno di una realtà più grande e più bella nel mondo che viviamo: indica la possibilità data di abitare un mondo nuovo preparato dal Donante nel passato e totalmente rivolto alle generazioni future. Il dono è temporale, incarnato, e contiene in sé ogni dimensione della vita.