Roberto Pazzi con “Verso Sant’Elena”, Bompiani, apre il ciclo di incontri organizzati nel Salento da Libri di Acqua, rassegna letteraria ideata da Vera Slepoj mercoledì 10 aprile a Lecce, alle 18.30, presso l’aula conferenze dell’Antico Seminario di Piazza del Duomo (media partner Portalecce).
Dialogheranno con l’autore le giornaliste Leda Cesari e Rosaria Bianco.
Pazzi focalizza il suo sguardo affabulante su un imperatore nel momento del declino: Napoleone prigioniero degli inglesi sulla nave in rotta per Sant’Elena. E lo fa in maniera magistrale, mescolando romanzo storico e diario intimo, memento mori e fantasmagoria narrativa, con grande lucidità intellettuale e visionaria capacità di rivisitare momenti e figure della storia. Nel tedio e nei malanni del viaggio, Napoleone rivive memorie e fantasmi della sua vita inimitabile: da Maria Luisa d’Austria a Metternich, da Talleyrand a maman Letizia Ramolino, da Paolina Borghese a Papa Pio VII, una ridda di illustri ectoplasmi bussa alla porta della sua cabina. Sono figure nate dal ricordo, che come personaggi sfuggiti al loro autore via via prendono corpo e si trasformano in interlocutori in carne e ossa, rubandosi a vicenda il testimone in un’appassionata staffetta narrativa.
“Non era finita, lui non credeva a quell’epilogo della sua storia, dopo Waterloo. Qualcosa di inaspettato sarebbe sopraggiunto”: nel condottiero sconfitto non si è spenta la sete di romanzesco che, giovanissimo, l’aveva spinto a tentare la strada delle lettere con il romanzo Clisson et Eugénie. E qui Pazzi ha l’intuizione davvero felice di resuscitare da quelle pagine giovanili il personaggio di Eugénie, come a dirci che la verità della letteratura sopravanza i clangori della Storia, dandocene la chiave di lettura più autentica e profonda. Eugénie che scrive sul quaderno di bordo è insieme l’appassionata deuteragonista di Napoleone scrittore mancato, e la controfigura narrativa dell’autore di Verso Sant’Elena. Nella Nuova enciclopedia Alberto Savinio osserva che “Napoleone diventò quello che tutti sanno, ma non riuscì a diventare quello che nel suo intimo desiderava: un letterato».
Roberto Pazzi trasforma questo spunto in una profusa celebrazione di quell’indispensabile “effetto Shahrazād” che fa della necessità di scrivere una questione di vita o di morte. Se neppure Napoleone riuscì a padroneggiare la storia - è la sua riuscita scommessa - un vero scrittore può invece reinventarsi continuamente il destino padroneggiando una storia.